Tre uomini faccia a faccia con Dio

di ENZO BIANCHI
Si apre la prospettiva di una vita nuova, si può realizzare la promessa di Dio, si può conoscere il nostro Dio, il “Dio dei vivi perché tutti vivono per lui”
«Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi» (Mt 22,31-32). Gesù ci ha narrato Dio, ma non un Dio qualsiasi, bensì il Dio amante degli uomini, il Dio dei viventi, il Dio che vuole che tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (cf. Gv 10,10). E questo Dio, narrato da Gesù che non si è vergognato di chiamarci fratelli (cf. Ebr 2,11), non ha esitato a farsi identificare come il Dio dei patriarchi: di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
Cerchiamo allora di discernere il volto di Dio a partire da questi uomini da lui scelti proprio per farsi conoscere, per “alzare il velo” su di sé e iniziare per intessere una storia di salvezza. Dio chiama Abramo, lo sceglie, separandolo dagli altri uomini, tutti figli di Adamo, tutti incamminati su vie mortifere, affinché inizi un cammino di ritorno a lui. Se Adamo è figura di totalità, di unità, Abramo è figura di differenza: appartenente all’umanità, solidale con la storia umana ma, nel contempo, chiamato alla differenza, eletto e separato per fare un cammino che riporti tutti gli uomini a Dio, che possa recare la benedizione di Dio, cioè la vita e la pace, a tutte le genti.
Pubblicato su: Avvenire