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C'è bisogno dei cattolici in politica

 

All’origine dell’impegno sociale deve essere presente un autentico interesse per la persona e la comunità, in modo che siano armonizzate autorità e libertà, iniziativa personale e solidarietà di tutto il corpo sociale, la necessaria convergenza e la feconda diversità. “Merita il potere solo chi ogni giorno lo rende giusto”, ha scritto Dag Hammarskjöld, un cristiano divenuto segretario generale dell’ONU. In questo senso, la politica per un cristiano è innanzitutto servizio alla giustizia e alla collettività: è questa la parola più eloquente per indicare il rapporto del cristiano con gli altri, a livello personale come a livello sociale. Servizio, cioè rinuncia al dominio, all’oppressione, per un atteggiamento che sa vivere il rispetto della persona e l’affermazione dei suoi diritti inalienabili fino a volere, scegliere e operare per il bene dell’altro e della comunità. Per un cristiano in politica vale il monito rivolto da Gesù ai suoi discepoli nel metterli in guardia dal comportarsi come “i dominatori delle nazioni”: “Non sic in vobis! Non così tra voi!”. Rinuncia, quindi, a comportamenti mondani che schiacciano gli altri, li strumentalizzano e in nome di una egolatria che genera solo alienazioni e schiavitù.

Ma oggi, occorre riconoscerlo con franchezza, i “cattolici” in politica – a parte qualcuno che resiste in una solitudine non sempre riconosciuta – sembrano afoni, incapaci di mostrare la loro ispirazione e di avere la fede e il vangelo come motivazione profonda del loro operare, mentre assistiamo addirittura al fenomeno di non credenti che urlano a nome dei cattolici. Gli ultimi due decenni, soprattutto, hanno visto una sempre minor influenza dei cristiani e una crescita dell’afasia fino quasi all’irrilevanza di quanti, pur presenti nei vari partiti, non sanno farsi ascoltare. Si tratta di una perdita per tutta la società: mancando il contributo dei cattolici si rischia di leggere la politica, anche dopo la fine delle ideologie e a prescindere da qualsiasi degenerazione, soltanto come amministrazione tecnico-economica.

Pubblicato su: La Stampa