L'amore più forte della morte

stile bizantino, tempera all`uovo cm 32x40
Le icone di Bose, Discesa agli inferi
La Stampa, 4 aprile 2010
di ENZO BIANCHI
Tutti gli esseri umani percepiscono che la realtà indegna della morte per eccellenza è l’amore; quando infatti giungiamo a dire a qualcuno: «Ti amo», ciò equivale ad affermare: «Io voglio che tu viva per sempre»

La Stampa, 4 aprile 2010

La Pasqua cristiana ha un messaggio, un significato che può interessare anche chi cristiano non è, chi non crede in nessun Dio? “Quando sentirono Paolo parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: ‘Ti sentiremo su questo un’altra volta’”.Non si può certo dire che il primo confronto tra il messaggio fondante la fede cristiana e il pensiero filosofico e religioso a lei contemporaneo sia stato dei più felici e fecondi. E oggi, a quasi duemila anni da quel primo scacco della predicazione sulla risurrezione, che senso può avere per il mondo la celebrazione della Pasqua da parte dei cristiani? Quest’anno, per una rara coincidenza di calendari, tutte le chiese – in oriente come in occidente, in situazione di persecuzione o di conflitto come in realtà di maggioranza, di integrazione o di tolleranza – festeggiano nello stesso giorno l’evento centrale della loro fede: la risurrezione di Gesù dai morti. Ma quale verità celebrano i cristiani nella notte di Pasqua, qual’è la “buona notizia” che dalle loro liturgie si dovrebbe diffondere anche verso quanti non condividono la loro fede? Nella sua essenza è un messaggio che parla di vittoria dell’amore sulla morte, questo segno per eccellenza della fragilità umana.

Ogni essere umano porta dentro di sé «il senso dell’eterno», come ricorda il saggio Qohelet, l’ansia di eternità, e tuttavia è costretto a constatare l’inesorabile presenza della morte come ciò che contrasta fortemente la sua vita. Con uno sguardo naturalistico, si può anche ammettere che la finitezza umana sia in qualche modo una necessità biologica, come lo è per ogni creatura; ma tale giustificazione non spegne dentro di noi il sentimento che la morte, proprio perché non permette che qualcosa di noi rimanga per sempre, minaccia fortemente il senso della nostra vita: la morte è la somma ingiustizia! Noi troviamo senso nella misura in cui sappiamo vivere gesti che restano nel tempo: ma se tutto passa, se tutto finisce con la morte, che senso ha la nostra esistenza?

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