La semplicità del cristianesimo

Shahbaz Bhatti
Shahbaz Bhatti
La Stampa, 6 marzo 2011
di ENZO BIANCHI
Seguire Gesù Cristo con la propria vita: in fondo, la semplice popolarità del cristianesimo, la fede dei piccoli è tutta qui

La Stampa, 6 marzo 2011

Di fronte a eventi tragicamente ordinari – come un omicidio politico in un paese ad alta tensione terroristica – le reazioni possono essere fondamentalmente di due tipi: o si lascia che l’emozione di un momento scivoli via in un’amara assuefazione oppure si accetta che la vicenda scombini tanti luoghi comuni del nostro pensare e interpretare le situazioni attorno a noi e nel mondo più vasto. Un elemento che molti considerano assodato per un paese di antica cristianità come il nostro è, per esempio, il fatto che il cristianesimo, nella sua declinazione cattolica, abbia una dimensione “popolare”, sia in un certo senso quasi connaturale all’Italia. Una compenetrazione che un tempo si misurava sul numero dei “praticanti” e la percentuale di battesimi e di matrimoni in chiesa e che ora trova parametri più aggiornati nel numero degli “avvalentisi” dell’insegnamento della religione cattolica, dei firmatari dell’otto per mille a favore della chiesa cattolica oppure nella disponibilità a seguire gli insegnamenti del magistero sulle tematiche eticamente più sensibili. Questo, ci viene detto, è il cristianesimo reale, concreto, quotidiano, così armonico rispetto al comune sentire, così poco differente rispetto all’opinione della maggioranza, così tranquillo nell’assumere comportamenti e tradizioni divenuti scontati per i più.

Chi non si ritrova in questa accezione della popolarità del cristianesimo e magari constata il venir meno di una “differenza cristiana”, la perdita di sapore del “sale della terra”, la confusione tra il radicare il proprio comportamento nel vangelo e l’appellarsi a radici di alberi che hanno smesso di dare frutti corrispondenti, viene facilmente tacciato di elitarismo, additato come sostenitore di una mitica cerchia di “puri e duri”, come sognatore di un’utopica realtà fatta di persone coerenti: reazione sintomatica di un’implicita tendenza di comodo a contrapporre rarissime “virtù eroiche” a diffusissime abitudini dalla matrice cristiana un po’ sbiadita.

Pubblicato su: La Stampa