Il precursore della memoria
di ENZO BIANCHI
Nell’ora in cui la chiesa proclama beato Giovanni Paolo II, resta da custodire e assumere nella vita e nella testimonianza ecclesiale questa audacia evangelica
Uno dei modi più consoni per fare memoria di Giovanni Paolo II in occasione della sua beatificazione mi pare quello di rievocare il suo magistero – in parole, gesti e azioni – proprio sulla purificazione della memoria, cioè sullo sforzo compiuto personalmente e fatto compiere alla chiesa per rileggere le vicende del passato alla luce del Vangelo, nel rispetto delle ferite dell’altro e nell’ascolto di ciò che “lo Spirito dice alla chiesa” e di quanto il medesimo Spirito opera nella storia.
Gesti e immagini ritornano alla memoria più facilmente delle parole che li hanno accompagnati e dei pensieri che li hanno suscitati: la visita alla sinagoga di Roma e ai campi di sterminio nazisti, il biglietto infilato nelle fessure del Muro del pianto a Gerusalemme, il comune appello alla pace da parte delle autorità religiose di ogni fede, la solenne liturgia del perdono nella basilica di San Pietro, la celebrazione dei martiri del XX secolo al Colosseo, il silenzio commosso nell’isola da cui partivano i bastimenti di schiavi africani o nelle terre in cui erano conculcati i diritti degli indigeni... Ma questa visibilità dei gesti, questa efficacia delle immagini non devono farci dimenticare il vissuto personale, la convinzione interiore, la riflessione teologica e l’audacia profetica che li hanno generati.
Sulla purificazione della memoria Giovanni Paolo II si è mostrato un “precursore” che ha anticipato il corpo ecclesiale in modo coraggioso, con urgenza escatologica: ha preceduto l’insieme della chiesa in un cammino originato dal bisogno di ritorno, di mutamento, di conversione. In questo senso, azioni e parole che nessun papa aveva ancora osato fare e dire, Giovanni Paolo II le ha poste come pietre miliari e acquisizioni irreversibili per la chiesa intera.
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Pubblicato su: Avvenire