Quel vademecum contro la degenerazione del potere

Miniatura, Biblioteca Nazionale di Madrid
Beato de Fernando I y Doña Sancha, Agnello sul monte Sion ...Al centro del libro dell’Apocalisse, quello con cui la Bibbia si chiude, sta Gesù Cristo, il Signore, che è presentato mediante l’immagine di un Agnello ucciso e risorto, vittima e vincitore...
Corriere della sera
29 settembre 2011
di ENZO BIANCHI
L’Apocalisse è un libro carico di speranza per chi è ultimo, povero, oppresso dall’ingiustizia, ed è un libro che risuona come un estremo avvertimento per chi opprime

Corriere della sera, 29 settembre 2011
di ENZO BIANCHI

Apocalisse, apocalittico: due termini che nel linguaggio corrente sono fortemente evocativi e sono generalmente intesi come sinonimo di catastrofe, di evento disastroso di dimensioni eccezionali, come profezia di eventi tragici o semplicemente come profezia del futuro. Nella Bibbia apocalisse (in greco apokálypsis) significa invece ri-velazione, ossia l’operazione con cui si alza il velo, e di conseguenza il ricevere una conoscenza più profonda della storia. L’apocalisse consente di vedere, per dono di Dio, che nella storia si oppongono il male e il bene, la volontà di Dio e l’efficacia del Maligno, il Messia e l’anti-Messia, i credenti-giusti e gli empi-malvagi.

Al centro del libro dell’Apocalisse, quello con cui la Bibbia si chiude, sta Gesù Cristo, il Signore, che è presentato mediante l’immagine di un Agnello ucciso e risorto, vittima e vincitore, una vittima tra le vittime della storia eppure, nel contempo, un vincitore alla fine della storia, quando aprirà il Regno di Dio per l’eternità. È il paradosso cristiano, il paradosso della croce: la debolezza si mostra forza, l’abbassamento in realtà è gloria, la posizione del servo concede il vero primato, l’essere vittima fino a versare sangue è condizione di resurrezione, perché l’amore vissuto vince la morte. L’Apocalisse è dunque un libro carico di speranza per chi è ultimo, povero, oppresso dall’ingiustizia, ed è un libro che risuona come un estremo avvertimento per chi opprime, perseguita, pensa a vivere senza gli altri e contro gli altri.

Nel capitolo 13, al cuore del libro, Giovanni, l’autore dell’Apocalisse, descrive una visione in cui si alza il velo sul potere di questo mondo. È una visione tragica, molto negativa del potere. In verità nel Nuovo Testamento ci sono altre visioni più positive, in cui il potere politico è letto non solo come necessario ma addirittura come rivestito del mandato di essere ministro di Dio per il bene della società (si vedano, in particolare, Rm 13,1-7 e 1Pt 2,13-17). Giovanni scrive invece in un tempo di persecuzione dei cristiani da parte dell’impero romano, in un’epoca in cui sperimenta l’oppressione da parte del potere totalitario. Per questo contempla le possibili derive negative del potere politico attraverso la descrizione di due bestie.

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Pubblicato su: Corriere della Sera