Pedofilia e chiesa olandese

1949, Olio a spatola su masonite
WILLIAM CONGDON, The black city
La Stampa, 23 dicembre 2011
di ENZO BIANCHI
Davvero non giova a nessuno speculare su simili tragedie: non certo alle vittime, né alla chiesa, ma nemmeno alla società civile

La Stampa, 23 dicembre 2011
di ENZO BIANCHI

Periodicamente la tragica piaga degli abusi sui minori torna alla ribalta, quasi sempre legata al comportamento di persone – preti, religiosi, educatori – con responsabilità all’interno della chiesa cattolica. E questo nonostante i dati confermino ogni volta che la percentuale di tali crimini commessi all’interno delle istituzioni cattoliche non si discosti da quella relativa a qualsiasi tipo di istituzione che si prende cura dei minori, specialmente se prevede la convivenza quotidiana tra educatori e minori. Anche la diffusione di tale patologia nella società in generale è indipendente dalla prevalenza o meno della cultura, delle tradizioni e delle istituzioni cattoliche in un determinato paese.

In questa attenzione ormai morbosa verso i misfatti di tanti educatori cattolici, lascia un profondo rammarico il constatare che nei mezzi di comunicazione si privilegino accenti scandalistici e a effetto e si ignorino o sminuiscano dati di fatto o iniziative che tentano di porre rimedio e di sanare questa orribile piaga. Quasi mai, per esempio, ci si interroga su quanto abbiano fatto – o non fatto – anche le istituzioni diverse dalla chiesa cattolica per offrire adeguata riparazione non solo economica alle vittime, per intervenire a prevenire il ripetersi di tali misfatti, per analizzare in modo documentato e interpretare il fenomeno, per prendersi cura anche dei colpevoli, così sovente vittime anch’essi di simili abusi durante la loro infanzia. A volte poi si accostano allo “scandalo-pedofilia” problematiche che lo riguardano in modo per lo meno opinabile: dal significato del celibato ecclesiastico all’influenza del clima conciliare nella chiesa cattolica. E questo sovente con tesi preconcette che utilizzano i dati solo se e quando confermano l’opinione che già ci si è fatta della situazione o l’immagine che si vuole dare di una specifica realtà ecclesiale.

Pubblicato su: La Stampa