Un contratto con l'ambiente
di ENZO BIANCHI
Davvero la nostra giustizia dipende anche dal rapporto con la terra e con tutte le creature che essa ci dona
Nelle prime pagine della Bibbia l’essere umano, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, riceve da Dio un comando: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela, e regnate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra (Gen 1,28). Parole che delineano il rapporto tra l’uomo e la terra. Gli umani devono essere fecondi, moltiplicarsi sull’estensione della terra, abitarla affinché la terra sia loro dimora, devono avere con la terra quel rapporto che lega un uomo alla sua donna, un re al suo popolo: un rapporto sponsale, regale. All’uomo però – non è dato da Dio un potere oppressivo, arbitrario, violento, sfruttatore, perché di questa terra l’uomo, «fatto poco meno di Dio» (Sal 8,6), è signore come mandatario, amministratore a nome di Dio. Ecco perché nel più antico racconto della creazione sta scritto che nel collocare l’uomo sulla terra «il Signore Dio lo pose in un giardino perché lo coltivasse (lett. “lo servisse”) e lo custodisse» (Gen 2,15). La terra infatti non è dell’uomo, continua ad appartenere a Dio! Gli uomini tutti ne hanno il possesso, non la proprietà, e devono rispondere a Dio del mandato loro affidato: gli uomini cioè sono innanzitutto responsabili della terra. Questo perché secondo la Bibbia la terra è madre dell’uomo, essendo la adamà da cui è tratto l’adam, l’umano, il terrestre (cf. Gen 2,7), il quale significativamente alla terra fa ritorno (cf. Gen 3,19).
Ma dire che la terra è madre, dunque affermare la comunanza tra terra e umanità, non può significare fare della terra Gea, la madre terra inviolata, né richiede di instaurare un rapporto feticistico tra uomo e terra, come se l’uomo dovesse venerarla e adorarla. Questa comunanza significa invece che da tale rapporto dipende la qualità della vita umana, dell’ambiente, della natura sempre in relazione con la cultura. È vero che una certa lettura cristiana della Bibbia ha permesso di isolare l’uomo dalla creazione, di fare della terra uno scenario a sua completa disposizione, di favorire una fede a-cosmica, con il risultato di autorizzare il potere umano a sfruttare, consumare, calpestare la terra, vantando sulla terra solo diritti, senza mai sentirsi responsabile anche di doveri nei suoi confronti.
Pubblicato su: La Stampa