Chi ospita l'altro fa un dono anche a se

Particolare della scultura in bronzo, Acqui terme - AT
ARTURO MARTINI, Il figliol prodigo
La Stampa, 25 maggio 2012
di ENZO BIANCHI
Si sa che nei paesi mediterranei un bicchiere d’acqua o una tazza di caffè sono il gesto più spontaneo, più immediato di ospitalità. Ma oggi

La Stampa, 25 maggio 2012
di ENZO BIANCHI

“Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”. Questa esortazione della Lettera agli Ebrei ci ricorda che l’accoglienza autentica crea un dialogo fecondo di cambiamenti e di arricchimenti per l’ospite come per l’ospitante: dal dialogo non si esce come vi si era entrati, e la sfida del dialogo richiede la disponibilità a intraprendere questo cammino. Nel dialogo emergono visioni inedite dell’altro, si fa strada la fine del pregiudizio, la scoperta di ciò che si ha in comune e anche di ciò che manca a ognuno degli interlocutori. Lì avviene la contaminazione lo spostamento dei confini: quell’altro che io situavo in una dimensione remota, si rivela molto più vicino e simile a me di quanto pensassi. Il confine resta, ma non è più luogo di conflitti o di malintesi, bensì di pacificazione e di incontro. L’ospitalità, che ha richiesto che si varcasse la soglia di una casa, ora si approfondisce e diviene incontro tra umani.

Certo, se non si attende nulla dall’altro, il dialogo nasce già morto: la sufficienza, il voler bastare a se stessi è di fatto negazione dell’altro, sia che lo si consideri come oggetto da possedere, sia che ci si rifiuti di vederlo e di prenderlo in considerazione. Ma se si accetta la presenza dell’altro, più ancora se si è disposti ad accoglierlo come “ospite interiore” riconoscendone le tracce presenti in noi, allora scocca la scintilla del dialogo autentico: si dà tempo all’altro, si scambiano parole che divengono doni reciproci. Il diá-logos infatti è una parola che si lascia attraversare da una parola altra, è un intrecciarsi di linguaggi, di sensi, di culture: gli interrogativi dell’altro diventano i miei, i suoi dubbi scomodano le mie certezze, le sue convinzioni interpellano le mie. Allora scopriremo che nel dialogo arriviamo a esprimere pensieri mai pensati prima, con l’affascinante percezione di sentirli a un tempo inauditi eppure familiari a noi stessi, finiamo per scoprire di avere da tempo tra le mani realtà che eravamo convinti di ignorare.

Pubblicato su: La Stampa