Il fuoco del Concilio arde ancora
Illusioni di un papa visionario? Entusiasmo eccessivo verso i tempi moderni e le loro potenzialità? Se, come dicevo, ci atteniamo a quegli anni, non si può negare che queste speranze, queste attese erano quelle di tantissimi uomini e donne di tutto il mondo e di molti cristiani e cattolici di ogni età: era come se il papa avesse dato voce a desideri inespressi, avesse rattizzato il fuoco del Vangelo che covava sotto la cenere, avesse fatto soffiare il vento dello Spirito capace di rimuovere nebbie e nuvole: come non ripensare a quella magica, emblematica notte dell’11 ottobre 1962, quando anche la luna si liberò della nuvola che la nascondeva e sorrise all’immensa folla che con le fiaccole accese ascoltava l’inattesa parola di una padre buono che si prende cura dei suoi figli fino ad accarezzarli nella loro infanzia?
Era convinzione di papa Giovanni che «illuminata dalla luce di questo Concilio, la Chiesa si accrescerà, come speriamo, di ricchezze spirituali e, attingendovi il vigore di nuove energie, guarderà con sicurezza ai tempi futuri. Infatti, introducendo opportuni emendamenti ed avviando saggiamente un impegno di reciproco aiuto, la Chiesa otterrà che gli uomini, le famiglie, le nazioni rivolgano davvero le menti alle realtà soprannaturali». C’è in queste parole la costante attenzione per un annuncio rinvigorito e credibile della “buona novella”, custodita dalla Chiesa non come patrimonio geloso, ma come dono per l’umanità. E, accanto a questo, la particolare attenzione per i “fratelli separati” (come venivano chiamati allora i cristiani di altre confessioni) e per quel mondo ebraico di cui papa Roncalli aveva saputo ascoltare il grido e che aveva aiutato nell’ora della prova più tragica: l’istituzione di un apposito “Segretariato per l’unità dei cristiani”, l’apertura dell’assemblea sinodale a osservatori di altre confessioni, la cura assidua a non pensare mai senza gli altri o, peggio ancora, contro gli altri fecero sì che le attese del popolo cattolico si intrecciassero con quelle di credenti e non credenti di ogni latitudine, in un’epoca in cui della globalizzazione non esisteva nemmeno il termine.
Pubblicato su: La Stampa