Cristianesimo, bellezza sì lusso e vanagloria no

VITTORIO MATINO, Fleur de Matisse
VITTORIO MATINO, Fleur de Matisse
Avvenire, 25 novembre 2012

di ENZO BIANCHI
Nel cristianesimo non c’è posto per il legalismo, ma occorre vivere la gratuità, la libertà e, al limite, l’eccesso di bellezza. Questo però non giustifica né l’accumulo di ricchezza né il lusso di chi vuole imporsi

 
Avvenire, 25 novembre 2012
di ENZO BIANCHI

 Conosciamo bene l’episodio evangelico in cui una donna rompe un vasetto di alabastro contenente del profumo preziosissimo e lo versa sul capo di Gesù. Giuda e altri discepoli contestano questo gesto, accusando la donna di sprecare il profumo: sarebbe stato meglio venderlo - dicono - e con il ricavato aiutare poveri! Ma Gesù vede in quell’atto gratuito l’amore profetico per lui, avviato verso la morte, e non solo lo giustifica ma lega l’annuncio del Vangelo alla memoria di questa donna (cf. Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8).

Nel cristianesimo non c’è posto per il legalismo, ma occorre vivere la gratuità, la libertà e, al limite, l’eccesso di bellezza. Questo però non giustifica né l’accumulo di ricchezza né il lusso di chi vuole imporsi, farsi vedere, ostentare la propria arroganza. D’altronde già i profeti di Israele avevano lanciato invettive contro i re di Gerusalemme che si costruivano case sfarzose (cf. Ger 22,13-17), contro le donne che mettevano in mostra ornamenti e gioielli (cf. Is 3,16-24), contro i potenti che banchettavano lautamente ogni giorno (cf. Am 6,4-7)… E quando apparve Giovanni il Battista per predicare la conversione, «era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi» (Mc 1,6; Mt 3,4), come gli antichi profeti, poveri e quasi nudi; con la sua sola persona egli contestava - secondo le parole di Gesù stesso - «quelli che vestono abiti di lusso e stanno nei palazzi dei re» (Mt 11,8; cf. Lc 7,25).

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