Le ferite aperte del Vaticano

Olio su tela, 1964
WILLIAM CONGDON, Crocefisso 14
La Repubblica
14 febbraio 2013
di ENZO BIANCHI
Il successore dell’umile pescatore di Galilea riconduce la chiesa intera ai piedi della croce per implorare il perdono di Dio e per intraprendere ancora una volta il cammino di conversione

La Repubblica, 14 febbraio 2013

L’ultima liturgia pubblica di papa Benedetto XVI sarà stata una liturgia penitenziale anzi, la liturgia penitenziale per eccellenza: il rito dell’imposizione delle ceneri all’inizio della quaresima durante il quale risuonano le parole di Gesù: “Convertitevi e credete nel vangelo” o l’ammonimento “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai!”. Con questa celebrazione è iniziato, come ogni anno, il tempo della penitenza quaresimale ma, caso unico nella storia della chiesa, questa volta è iniziato anche il tempo del discernimento per l’elezione di un nuovo successore di Pietro mentre il predecessore è ancora in vita e nell’esercizio del suo ministero di vescovo di Roma. E papa Benedetto XVI ha voluto che questo passaggio cruciale avvenisse nel segno del pentimento e della richiesta di perdono. Già lunedì, nel dare l’annuncio sorprendente della sua rinuncia al papato, aveva aggiunto un sincero “chiedo perdono per tutti i miei difetti”. Oggi, l’omelia rivolta ai cardinali, ai vescovi, al clero e ai fedeli di Roma che partecipavano al rito penitenziale in San Pietro è stata anche un esigente richiamo a riflettere su come “il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l’unità della Chiesa e divisioni del corpo ecclesiale”. Una riflessione che deve condurre alla conversione e alla rinuncia a ogni comportamento e azione che contrastino con l’unità voluta dal Signore per i suoi discepoli.

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