Contro le tre libido: resistere
29 settembre 2013
di ENZO BIANCHI
La lotta interiore è il cammino attraverso il quale, nello spazio della libertà e dell’amore, si apprende l’arte della resistenza
La Stampa, 29 settembre 2013
di ENZO BIANCHI
Uno degli aspetti oggi più disattesi nell’etica e nella cultura è certamente quello della lotta spirituale, elemento fondamentale in vista dell’edificazione di una personalità umana, salda e matura. Il nichilismo etico e l’imperante cultura dell’et-et, che fanno sognare la possibilità di uno stile di vita esente dal rischio e dalla fatica della scelta sembrano rendere “fuori luogo” e “fuori tempo” la riflessione sulla necessità della lotta interiore. Eppure per ogni essere umano, questa è più che mai essenziale: è il combattimento invisibile in cui ciascuno oppone resistenza al male e lotta per non essere vinto da pulsioni e suggestioni che sonnecchiano nel profondo del suo cuore, ma che sovente si destano ed emergono con una prepotenza aggressiva, fino ad assumere il volto di tentazioni seducenti. Davvero, secondo l’acuta sintesi di Origene, “la tentazione rende l’uomo un martire o un idolatra” (Esortazione al martirio 32,4-5).
Ora, non è possibile l’edificazione di una personalità umana e spirituale robusta senza la lotta interiore, senza un esercizio al discernimento tra bene e male, in modo da giungere a dire dei “sì” convinti e dei “no” efficaci: “sì” a quello che possiamo essere e fare per vivere una vita umana degna di questo nome; “no” alle pulsioni idolatriche ed egocentriche che ci alienano e contraddicono i nostri rapporti con noi stessi, con gli altri e con le cose e, per chi crede, con Dio: rapporti chiamati a essere contrassegnati da libertà e amore.
In questo senso vorrei analizzare tre dominanti fondamentali che agiscono sulle sfere umane dell’amare, dell’avere e del volere: la dominante dell’eros (libido amandi), la dominante del possesso (libido possidendi), la dominante del potere e dell’affermazione di sé (libido dominandi).
L’uomo trova il senso della sua vita nell’amare, e l’eros è la pulsione fondamentale che lo abita, è parte integrante della sua fame d’amore. Tuttavia anch’esso deve trovare dei limiti, deve cioè essere attraversato dalla dinamica del desiderio. L’eros deve accettare la differenza e la distanza: non è un caso che l’interdetto primario fondamentale in tutte le culture sia quello dell’incesto. Si vuole così impedire la soddisfazione della pulsione nel cerchio chiuso del proprio clan o gruppo famigliare, cioè nell’immediato, nell’assenza di distanza e di differenza. L’eros invece deve essere esposto al rischio vitale dell’incontro con l’altro.
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