Quello scandalo della doppia vita

1929, bronzo - cm 62,5x21x39
FRANCESCO MESSINA, Adamo
La Repubblica
14 novembre 2013
di ENZO BIANCHI
Al cristiano compete una lotta senza tregua contro le pulsioni che non rispettano la dignità degli altri, che spingono a vivere senza gli altri o addirittura contro di loro

la Repubblica, 14 novembre 2014
di ENZO BIANCHI

Cos’è il peccato? Cos’è lo scandalo? C’è sempre perdono da parte di Dio? A queste domande ha cercato di rispondere Gesù, e papa Francesco commentando il vangelo ne attualizza le parole, applicando il pensiero di Gesù alle situazioni odierne nella chiesa e nella società. Tutti ormai hanno compreso che per papa Francesco è urgente la predicazione della misericordia di Dio, del suo amore che non ha mai bisogno di essere meritato, del perdono rinnovato all’infinito – settanta volte sette! – al peccatore.

Ma il papa ricorda questa verità con dei distinguo precisi, ricorrenti nella sua parola. Il peccato è caduta, fallimento dell’uomo che sceglie non il bene che vuole ma il male che non vorrebbe fare, come ricorda l’Apostolo Paolo: male contro l’altro, contro gli esseri umani e tutte le creature di questo mondo, male che contraddice la volontà di Dio il quale chiede tra noi uomini amore reciproco, comunione, pienezza di vita… In questo senso la Scrittura ci ricorda che “il giusto pecca sette volte al giorno”: siamo tutti peccatori o, secondo un altro termine usato da Gesù, siamo tutti “cattivi”.

È difficile riconoscere questo nostro acconsentire al male che non appartiene solo alla nostra fragilità, ma dipende dalla nostra volontà, dalle nostre scelte, dunque dalla nostra responsabilità. I padri monastici insistevano nel ripetere che “riconoscere i propri peccati è miracolo più grande del risuscitare i morti!”. Allora, al cristiano compete una lotta senza tregua contro le pulsioni che non rispettano la dignità degli altri, che spingono a vivere senza gli altri o addirittura contro di loro, che chiedono accaparramento di denaro e di beni senza regole e senza giustizia. Sì, al cristiano è chiesto di combattere e di tentare sempre di dominare queste pulsioni e, quando non ci si riesce, di riconoscere il proprio peccato.

Pubblicato su: La Repubblica