Caro Diogneto - 4
Il desiderio di autonomia e di soggettività degli individui, la rivendicazione del compimento di sé, della riuscita e della salvezza della propria vita, il valore attribuito all’esperienza personale possono certamente aprire al relativismo, ma occorre pure riconoscere che questo mutamento continuo dei valori genera anche acquisizioni che sono un cammino di umanizzazione. Le derive sono sempre possibili e le possiamo vedere: primato dell’emozionale, individualismo che non riconosce nessun orizzonte comune alla polis, disprezzo di ogni affermazione di principi etici condivisi, zapping religioso fino al sincretismo, assunzione di posizioni confessionali senza essere credenti e senza appartenenza ad alcuna comunità ecclesiale... Potremmo sintetizzare il relativismo come il risultato del dare un valore indistinto a ogni cosa, enfatizzando l’esperienza personale come criterio decisivo.
E tuttavia, nel denunciare questa patologia, i cristiani devono restare vigilanti e saper innanzitutto distinguere un “relativismo necessario” - forse occorrerebbe dire “relatività” – e non finire per misconoscere ciò che può essere addirittura un segno dei tempi. Da un lato, infatti, Gesù ha detto “Io sono la verità!” (Gv 14,6) e noi lo confessiamo Signore e unico Salvatore del mondo perché questa è la nostra fede ma, d’altro canto, la comprensione e la testimonianza cristiana resa a Gesù che è la verità rimane relativa alla cultura, alla situazione storica, alla capacità di linguaggio dei credenti: noi, come chi ci ha trasmesso la fede, restiamo sempre in ricerca di questa verità che ci precede e ci eccede. I cristiani devono dunque affermare sempre che la loro comprensione della verità necessità anche di “verità” che stanno fuori dallo spazio cristiano perché dove c’è umanità anche non cristiana là c’è l’immagine e la somiglianza con Dio, là ci sono “semi del Verbo, della parola di Dio”, là ci sono tracce della presenza dello Spirito santo. E la verità va cercata anche nella storia e nella compagnia con gli uomini e le donne del proprio tempo.