Caro Diogneto - 13

Andrea, Pietro e gli altri discepoli con Gesù sulla barca
Andrea, Pietro e gli altri discepoli con Gesù sulla barca
JESUS, gennaio 2010
di ENZO BIANCHI
Ogni anno, a gennaio siamo invitati non solo a pregare per l’unità dei cristiani, ma anche – proprio per poter pregare in spirito e verità – a interrogarci su cosa ne abbiamo fatto della preghiera di Gesù al Padre  

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JESUS, gennaio 2010

Ogni anno, a gennaio siamo invitati non solo a pregare per l’unità dei cristiani, ma anche – proprio per poter pregare in spirito e verità – a interrogarci su cosa ne abbiamo fatto della preghiera di Gesù al Padre perché i suoi discepoli “siano una cosa sola”. Si tratta di far nascere e crescere una capacità di sentire il fratello nella fede – anche il fratello con il quale la comunione non è piena – come un appartenente al corpo di Cristo, un mio fratello, con cui deve esserci conoscenza reciproca e condivisione. Non è infatti possibile essere cristiani e non volere l’unità, essere cristiani e non fare tutto ciò che è possibile per la comunione. Chi agisce e vive per la comunione con Cristo non può, simultaneamente, non agire e non vivere per la riconciliazione e la comunione con i suoi fratelli e le sue sorelle, membra del suo stesso corpo.

In questa ricerca di un’autentica spiritualità di comunione la “forma” della chiesa primitiva può offrire ispirazione per affrontare alcune urgenze attualissime ancora oggi. Innanzitutto, l’esigenza che la comunione sia plurale. Non si dimentichi che la pluralità, la diversità è attestata già negli scritti fondatori della nostra fede. Dell’unico Signore Gesù Cristo – “lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8) – ci sono stati dati quattro vangeli, cioè quattro annunci diversi, perché non la fissità di un libro, di uno scritto, bensì la dinamicità dello Spirito santo è all’origine del cristianesimo. C’è fin dall’inizio pluralità di espressioni scritturistiche, di ecclesiologie, di concezioni cristologiche, di prassi liturgiche, di testimonianze e forme della missione, di accenti spirituali… Questa pluralità – che riflette la multicolore sapienza di Dio (cf. Ef 3,10) e l’inesauribilità del mistero di Cristo accolto in culture diverse – è ricchezza di doni, ma è anche negazione di ogni fondamentalismo e di ogni integralismo cristiano. È significativo che, fin dalle origini, l’unico Gesù Cristo abbia dato spazio a diversi cristianesimi (giudeo-cristiano, etno-cristiano…), perché il Cristo creduto è connesso a comunità diverse di credenti, che si aprono a una conoscenza diversa e a un’attuazione diversa del mistero. Nelle Scritture neotestamentarie, nelle liturgie, nella vita delle chiese le diversità non sono negate ma assunte, e così l’unica verità, che è Gesù Cristo, è detta, celebrata, pensata in modi differenti.

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