Caro Diogneto - 28
di ENZO BIANCHI
Siamo di fronte a una chiesa affaticata, anzi, usando un’espressione del magistero papale vorrei parlare di una “ecclesia afflicta”
JESUS, aprile 2011
UNA CHIESA AFFATICATA, “AFFLICTA”
Non si può certo negare: molte componenti della chiesa appaiono e si dicono stanche, comunque prive di attesa. Molti presbiteri e religiosi si lamentano sovente, molti semplici fedeli prendono, ogni giorno di più, distanza dalle forme visibili dell’appartenenza alla chiesa. Lo sappiamo bene dai vescovi stessi: in Germania, in Austria, in Francia e in Belgio non sono pochi quelli che con rumore lasciano la chiesa, che addirittura vorrebbero cancellare il loro nome dall’elenco di appartenenza alla parrocchia o persino dai registri del battesimo. In Italia, con meno clamore, senza più le contestazioni conosciute negli anni ’70 del secolo scorso, si registra il fenomeno di quelli che semplicemente continuano a vivere la loro fede “etsi ecclesia non daretur”, “anche se la chiesa non ci fosse”.
Sì, siamo di fronte a una chiesa affaticata, anzi, usando un’espressione del magistero papale vorrei parlare di una “ecclesia afflicta”. Più volte in questi tempi leggo e rileggo san Basilio, il grande padre della chiesa che nel “De iudicio Dei” cercava di comprendere la situazione ecclesiale del suo tempo: i suoi giudizi, le sue sofferenze sono simili a quelli che anch’io porto nel cuore, nella preghiera, nel confronto con gli uomini e le donne che incontro. Non è un momento facile per la chiesa, perché la chiesa stessa si trova lacerata, divisa: in essa “troppi si mordono a vicenda”, come ha scritto Benedetto XVI, trasformando ogni diversità, anche legittima, in aspro conflitto, in condanna, in censura, o addirittura in interventi ossessivi che fanno la caricatura dell’altro – il quale resta pur sempre un fratello o una sorella per il quale Cristo è morto, un appartenente alla chiesa cattolica – fino al disprezzo e alla delegittimazione… Nell’epoca culturale in cui si è fatto debole e svanisce il senso dell’appartenenza, occorrerebbe vigilare e quindi reagire a questa deriva che può aprire a uno “scisma muto”, che non solo indebolisce la chiesa, ma la riduce a un “movimento”, come ha analizzato recentemente con intelligenza il segretario della CEI mons. Crociata.