Caro Diogneto - 30
In questo contesto alcuni elementi assumono un’importanza particolare per il nostro futuro di credenti, convinti che la liturgia sia «fons et culmen» (cf. SC 10) di tutta la loro identità, del loro stare nel mondo. Innanzitutto credo che nel prossimo futuro un vero impegno della chiesa dovrebbe essere rivolto all’acquisizione e alla comprensione della qualità sacramentale della Parola, senza la quale permane la patologia di un primato dell’eco della Parola di Dio detta e predicata, e non della Parola stessa. È Cristo che parla quando si proclamano le Scritture che contengono la Parola; non solo, è il Signore che opera, agisce, crea l’evento di salvezza. Lo ricorda una purtroppo trascurata sottolineatura delle premesse all’Ordinamento delle letture della messa del 1981, che così esprimeva uno dei compiti di chi presiede la liturgia: «[egli] alimenta la fede dei presenti per ciò che riguarda quella Parola che nella celebrazione, sotto l’azione dello Spirito Santo, si fa sacramento» (§ 41). Occorre davvero comprendere la liturgia come esegesi viva della Parola di Dio e luogo ecclesiale dell’esegesi della Parola stessa. Manca tuttora una riflessione adeguata sull’esegesi liturgica delle Scritture e si trascura anche il fatto che i fedeli cattolici hanno il loro contatto con le sante Scritture quasi esclusivamente nella liturgia eucaristica: solo attraverso questa riflessione si potrà condurre i cristiani a vivere la verità del sacramentum quale visibile verbum!
Devo poi confessare tutta la mia preoccupazione, e anche la mia sofferenza, per una permanente incomprensione del rapporto tra liturgia e spiritualità, anzi per un misconoscimento che mi pare sempre più profondo e attestato. Chi come me ha conosciuto per età una vita cristiana alimentata dai «pia populi cristiani exercitia», da devozioni e manifestazioni della pietà popolare, ha nutrito grandi speranze nell’ora della riforma liturgica: in quel momento infatti si scopriva e si assumeva la convinzione che la vita spirituale personale non può avere altra fonte che non la liturgia, la liturgia eucaristica innanzitutto, la liturgia delle ore, la liturgia dei sacramenti. Come non confessare, per esempio, che la restaurazione della veglia pasquale voluta dalla riforma di Pio XII all’inizio degli anni ’50 cambiò la nostra spiritualità, ponendo al suo centro il mistero pasquale, il mistero della morte e resurrezione del Signore Gesù? L’eucologia delle collette del tempo liturgico e per le varie necessità, poi, assieme alla liturgia delle ore domenicale erano la fonte della nostra spiritualità.