Insieme-2
Rubrica di ENZO BIANCHI
Se i poveri sono i primi destinatari del Regno, l’annuncio del Regno non può essere affidato a messaggeri ricchi né a mezzi di diffusione che presuppongano ricchezza e potere
Rocca, marzo 2012
Rubrica di ENZO BIANCHI
Povertà condivisione, speranza
L’acuirsi della crisi finanziaria e il suo dirompente debordare nell’economia reale ha causato un sensibile aumento di persone e di famiglie che sono venute a trovarsi, più o meno inaspettatamente, sotto la soglia della povertà. Una povertà di certo non scelta dalla quale sperano di uscire al più presto possibile. In questo contesto che segno può venire alla società da quanti fanno della povertà liberamente scelta un impegno, una memoria evangelica e, più in profondità, da tutti i discepoli di Gesù di Nazaret che ha proclamato “Beati i poveri?”. In altri termini, come può esserci oggi una “beatitudine” della povertà in una società che aveva fatto della lotta alla miseria un obiettivo primario e che ora, per la prima volta da decenni, vede concretamente la possibilità che i figli conoscano una condizione economica peggiore di quella dei padri?
Non va dimenticato che la povertà è la condizione umana, perché l’uomo è una creatura limitata, fragile, precaria, contrassegnata dal bisogno e dall’ineluttabile morte. Sì, l’essere umano è mortale, e basta questo per dire la sua radicale povertà. Nasciamo inermi, affidati ad altri da cui dipende la nostra vita, e moriamo nella solitudine che dice tutta la nostra miseria, la nostra incompiutezza. La condizione umana è quella di una creatura limitata, non autosufficiente né indipendente, e proprio per questo chiamata all’interdipendenza, alla condivisione, alla solidarietà inscritte al cuore dell’esistenza.
Per ogni uomo, per ogni donna è necessario il riconoscimento, l’accettazione e l’assunzione di questa povertà fondamentale, senza la quale non si può percorrere un cammino di umanizzazione in relazione agli altri, all’umanità, a tutta la creazione, al cosmo. Proprio la difficoltà a compiere questa accettazione nutre la tentazione di evadere nel sogno, nell’illusione di poter vivere senza gli altri o addirittura contro gli altri, non percorrendo il difficile e faticoso cammino della comunione. Ma vivere nell’assunzione della povertà ontologica umana è un’esigenza fondamentale per chiunque, cristiano o non cristiano, se vuole umanizzarsi sempre di più.
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