Commento al Compendio del Catechismo - 4

Famiglia cristiana, 16 settembre 2012
di ENZO BIANCHI
Mosè diventa la figura del grande intercessore, un ruolo che egli svolge grazie a un’intimità senza pari con il Signore

Famiglia cristiana, 16 settembre 2012
ENZO BIANCHI

 

Come pregava Mosè?

La preghiera di Mosè è tipica della preghiera contemplativa: Dio, che chiama Mosè dal roveto ardente, s’intrattiene spesso e a lungo con lui “faccia a faccia, come un uomo con il suo amico” (Es 33,11). Da questa intimità con Dio, Mosè attinge la forza per intercedere con tenacia a favore del popolo: la sua preghiera prefigura così l’intercessione dell’unico mediatore, Cristo Gesù.

(Compendio del Catechismo n. 537)

Con Mosè abbiamo la pienezza dell’incontro con Dio all’interno dell’Antico Testamento: solo di lui, infatti, la Bibbia dice che “il Signore parlava a Mosè faccia a faccia, come un uomo con il suo amico” (Es 33,11).

Anche in questo caso appare chiaramente che è Dio a prendere l’iniziativa. Mosè sta svolgendo il suo mestiere abituale, quello di pascolare il bestiame. Ed ecco che il Signore lo chiama dal mezzo di un roveto ardente: “Mosè, Mosè!”. Egli risponde mediante l’obbedienza della fede, pronunciando la parola che meglio di ogni altra nelle Scritture esprime la disponibilità dell’uomo ad ascoltare Dio: “Eccomi!” (Es 3,4). Dio allora gli si rivela per affidargli una missione di liberazione del suo popolo dalla schiavitù (cf. Es 3,7-10). Si apre qui un lungo dialogo tra Mosè e Dio (cf. Es 3,11-4,17), “in cui Mosè impara a pregare: cerca di tirarsi indietro, muove obiezioni, soprattutto pone interrogativi; ed è in risposta alla sua domanda che il Signore gli confida il proprio Nome indicibile, che si rivelerà nelle sue grandi gesta” (CCC 2575).

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