Commento al Compendio del Catechismo - 13
di ENZO BIANCHI
Lo Spirito non solo ci insegna a pregare; egli è il soggetto della preghiera. È lui che ci fa gridare: “Abba, Padre” (Rm 8,15; Gal 4,6)
Famiglia cristiana, 18 novembre 2012
Come pregava la prima comunità cristiana di Gerusalemme?
All’inizio degli Atti degli apostoli è scritto che nella prima comunità di Gerusalemme, educata dallo Spirito santo alla vita di preghiera, i credenti “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42).
(Compendio del Catechismo n. 548)
Come interviene lo Spirito santo nella preghiera della chiesa?
Lo Spirito santo, Maestro interiore della preghiera cristiana, forma la chiesa alla vita di preghiera e la fa entrare sempre più profondamente nella contemplazione e nell’unione con l’insondabile mistero di Cristo. Le forme di preghiera, quali sono espresse negli scritti apostolici e canonici, rimarranno normative per la preghiera cristiana.
(Compendio del Catechismo n. 549)
Qual è il ruolo dello Spirito santo nella preghiera?
Poiché lo Spirito santo è il Maestro interiore della preghiera cristiana e “noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere” (Rm 8,26), la chiesa ci esorta a invocarlo e a implorarlo in ogni occasione: “Vieni, Spirito Santo!”.
(Compendio del Catechismo n. 561)
Nel giorno di Pentecoste lo Spirito santo promesso dal Signore Gesù viene effuso su Maria e sugli apostoli, mentre questi si trovano insieme nello stesso luogo ad attenderlo (cf. At 2,1-4), “perseveranti e concordi nella preghiera” (At 1,14). È lo Spirito che istruisce la chiesa, ricordandole tutto ciò che Gesù ha detto (cf. Gv 14,26), è lui il Maestro della preghiera. Il suo insegnamento dà luogo alle cosiddette quattro perseveranze, che caratterizzano la vita della chiesa di ogni tempo e luogo: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42).
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