Insieme - 11

Rocca, dicembre 2012
di ENZO BIANCHI
Perché a Natale celebriamo la nascita di Gesù? Proprio perché conosciamo la sua vita, ed è per questo che, guardando la sua vita, lo chiamiamo Dio forte, Dio con noi

UN BAMBINO DIO FORTE

  Rocca, dicembre 2012
di ENZO BIANCHI
 

L’Avvento ci prepara al tempo sempre nuovo della venuta di Gesù nella carne, ci chiama alla vigilanza nell’attesa del ritorno glorioso del Signore risorto e lo fa guidando il nostro sguardo e il nostro cuore verso un bambino, verso il debole per eccellenza, la creatura fragile che non ha nessun potere: un bambino è colui che è in-fante, che non è in grado di parlare, è senza parola e senza forza. Un bambino è in ogni situazione un povero perché ha veramente bisogno di altri e da solo non può nulla, fosse anche il figlio di un re, fosse anche un figlio di ricchi. Ma questo bambino di cui il profeta Isaia annuncia la nascita è proclamato «Dio forte, Padre per l’eternità, Principe della pace, Consigliere meraviglioso». Come è possibile dare il nome di «Dio forte» a un bambino, a un figlio di uomo, a un figlio di Adamo? Eppure il profeta ha il coraggio di dire che quel bambino è chiamato «Dio forte» e che la nascita di questa creatura cambia radicalmente la situazione di tenebra, di oppressione, di inimicizia.

Annuncio enigmatico, impensabile quello di Isaia, e tuttavia il Vangelo della notte di Natale ce ne dà il compimento: un’altra situazione di tenebra, di morte, di sofferenza, ed ecco che a Betlemme nasce un bambino, nasce da una donna, Maria, ma il Vangelo ci dice che un figlio così, un bambino così solo Dio ce lo poteva dare, che questo Figlio era stato concepito in Maria dalla forza e dalla potenza di Dio stesso, dallo Spirito santo. Gli angeli che appaiono ai pastori e che mostrano il compimento della profezia di Isaia dicono: «Ecco la gioiosa notizia: nella città di David è nato il Salvatore, che è il Messia Signore, è il figlio di David ma è anche il Kýrios, il Signore». L’evento del capovolgimento radicale è avvenuto: c’è il Salvatore Gesù, il Dio ormai in mezzo a noi, ma il segno dato ai pastori, ciò che essi sono invitati a vedere è un bambino in fasce, deposto in una mangiatoia. Ciò che vedono i pastori non è nulla di prodigioso, di straordinario: è una scena che si ripeteva sovente in quelle campagne di Betlemme: nelle famiglie dei poveri i bambini nascevano così, all’interno di una stalla, deposti nel luogo più caldo, nella mangiatoia.