Commento al Compendio del Catechismo - 35
di ENZO BIANCHI
Il vero esaudimento della preghiera consiste nel far crescere l’orante, nella concretezza della sua esistenza quotidiana, alla statura di Cristo (cf. Ef 4,13); nel conformarlo, sotto la guida dello Spirito santo, al Figlio stesso
Come fortificare la nostra confidenza filiale?
La confidenza filiale è messa alla prova quando pensiamo di non essere esauditi. Dobbiamo chiederci allora se Dio è per noi un Padre di cui cerchiamo di compiere la volontà, oppure è un semplice mezzo per ottenere quello che vogliamo. Se la nostra preghiera si unisce a quella di Gesù, sappiamo che egli ci concede molto più di questo o di quel dono: riceviamo lo Spirito santo che trasforma il nostro cuore.
Nell’esortare i suoi discepoli alla preghiera fiduciosa Gesù ha detto: “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete” (Mt 21,22). E ancora: “Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: ‘Lèvati e gèttati nel mare’, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà” (Mc 11,22-23). Ora, se è vero che la nostra fede è sempre fragile, basta metterla nella fede di Gesù Cristo, lui che è “l’origine e il compimento della fede” (Eb 12,2): egli, il Vivente, può far crescere il piccolo seme della nostra fede e trasformarlo in frutto.
La preghiera cristiana non è come quella dei pagani che affaticano gli dèi – secondo l’eloquente immagine usata dal poeta e filosofo Lucrezio – moltiplicando le parole e confidando in esse (cf. Mt 6,7); la nostra fiducia va posta in colui che ci parla e ci chiama alla preghiera: Dio, il Padre. Lapreghiera filiale non si misura dunque sulle ripetizioni e sulla lunghezza (cf. Mc 12,40; Lc 20,47), ma sulla fiducia che la anima. Infatti “il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno ancor prima che gliele chiediamo” (cf. Mt 6,8), e nessun orante deve temere che egli dia pietre al posto del pane: noi, noi sì siamo cattivi, ma Dio è buono (cf. Mt 7,7-11)!
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