Lectio divina su Gv 21,1-14

2. «È il Signore!»

A questo punto Gesù sollecita ancora i discepoli: «Gettate la rete sul lato destro della barca e troverete» (Gv 21,6): sono parole che richiedono fede, pronta obbedienza, sono un comando e una promessa alla quale Pietro e i suoi compagni subito aderiscono. E non appena eseguono quest’ordine ecco che la rete diviene stracolma di pesci, ma essi sono di nuovo preda della loro debolezza e povertà: «non avevano la forza per tirarla su» (ibid.)…

È allora che il discepolo amato, colui che al solo vedere la tomba vuota aveva creduto (cf. Gv 20,8), riconosce in quell’evento l’azione e lo stile di Gesù e subito grida agli altri: «Ho Kýrios estin! È il Signore!» (Gv 21,7). Il discepolo amato, il credente che ha esperienza dell’amore del Signore, colui che ha posato il capo sul grembo di Gesù quasi a mettersi in ascolto del suo cuore (cf. Gv 13,23-25), sa leggere i segni e diventa capace di riconoscere Gesù, rispondendo con l’amore al suo preveniente: «È il Signore!».

Sì, siamo condotti a contemplare la barca della chiesa in mezzo ai flutti della storia, a mettere in conto anche la possibilità di missioni senza frutto, di evangelizzazioni senza risultato; nello stesso tempo, però, questa pagina ci spinge a credere che, se la missione avviene in obbedienza al Signore, nella docilità alle sue indicazioni e nella ricerca della sua volontà, allora vi è abbondanza di frutti, allora si è resi davvero «pescatori di uomini» (Mc 1,17; Mt 4,19). E forti di questa consapevolezza possiamo proclamare con gioia: «È il Signore!», ovvero: «Il Signore risorto è in mezzo a noi, è presente ancora oggi e opera con noi»…

Il discepolo amato indica il Signore anche a Pietro, il quale, pur avendo il compito di guidare la pesca, non è stato sufficientemente attento ai segni di quell’alba. Egli però sa obbedire alle indicazioni del discepolo amato, «colui che rimane» – come lo definirà Gesù subito dopo (cf. Gv 21,22-23) –, e nella sua nudità si getta in mare, quasi a volere essere immerso e risollevato dall’acqua come creatura nuova (cf. Gv 21,7).