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Ritiro di Natale

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Davide Benati, Paese del calmo mattino, 1984, Gallerie d'Italia, Milano.
Davide Benati, Paese del calmo mattino, 1984, Gallerie d'Italia, Milano.

“La vita interiore è ancora possibile oggi?”: questo è stato il titolo del ritiro di Natale, tenuto il 17 dicembre dal priore di Bose, fr. Luciano Manicardi.

Interiorità ed esteriorità: io e l’altro. Interiorità. Anche se è una parola che sfugge alla definizione, di certo non va confusa con “intimismo”: va cercata piuttosto sulla strada di una ricerca di sé che riguarda il rapporto con l’altro, e più in generale la relazione tra dentro e fuori. Così come il silenzio è l’altra faccia della parola, la capacità di stare in solitudine è capacità di dialogo interiore, di ascolto di sé, di decifrazione del proprio mondo interno che ci permette di vivere una relazione con noi stessi e di costruire relazioni sensate con l’altro da sé.

Abitare se stessi o fuggire da se stessi?. Se la vita interiore è capacità di abitare se stessi, è bene domandarsi: ci troviamo a casa nostra in noi stessi? O stiamo diventando un non-luogo? O semplicemente un luogo di passaggio? O siamo addirittura delle sabbie mobili rispetto a noi stessi, quando per l’incapacità di mettere ordine al nostro caos interiore, vi affoghiamo? Nella società nella prestazione, che produce scarti che nello stesso tempo richiede in modo schiacciante al soggetto di “essere se stesso”, la tentazione è quella di fuggire completamente l’interiorità, fino anche ad arrivare a fenomeni patologici.

L’interiorità e il quotidiano. Il rischio è, dunque, di vivere senza consapevolezza e senza coscienza i nostri giorni, un po’ come la generazione travolta dal diluvio ai tempi di Noè: “è nella superficialità che si annega, non nella profondità”. Una vita inconsapevole, dove non c’è spazio per la vigilanza, diventa prima o poi anche irresponsabile e “rischia di preparare la rovina di un’esistenza”. “Anche l’ineluttabile ha una storia e spesso ci accorgiamo solo dopo che anche noi siamo stati complici nel prepararla”.

Problematicità della vita interiore oggi. Nella società dei consumi la tentazione più diffusa è quella dell’immediato, del facile, del tutto e subito, del qui e ora rifugiandosi nella superficialità. Nella quotidianità sempre più tecnologizzata percepiamo l’insensibilità alle distanze, le relazioni come connessioni, la mancanza di memoria individuale sostituita dai dispositivi, il rischio dell’omologazione. Infatti, “anche la ribellione e il coraggio di cercare di mutare le cose richiedono interiorità”, e questi atteggiamenti “sono alla base della ricerca della giustizia, che è anche l’origine del fare la storia e dell’intervenire nel sociale”.

Dopo questa prima parte Fr. Luciano ha ripresto un apoftegma di un padre del deserto “”Fuggi, fa’ silenzio, sii tranquillo”, per trattare poi le dimensioni della solitudine, del silenzio e dell’inattività, dell’otium. Nel pomeriggio si è concentrato sui tentativi attuali di ritrovare un’interiorità, facendo l’esempio del camminare, dello sdraiarsi a terra guardando il cielo, della scrittura di sé e del leggere, concludendo con un intervento sul profondo legame tra vita interiore e politica.

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