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Lettera agli amici Qiqajon di Bose n. 69 - Avvento 2020

Per noi fratelli e sorelle di Bose il 2019 si era concluso con l’annuncio e la conseguente apertura di una visita apostolica disposta dalla Santa Sede per aiutare la comunità a discernere e superare difficoltà e sofferenze manifestatesi negli ultimi anni.

Per noi fratelli e sorelle di Bose il 2019 si era concluso con l’annuncio e la conseguente apertura di una visita apostolica disposta dalla Santa Sede per aiutare la comunità a discernere e superare difficoltà e sofferenze manifestatesi negli ultimi anni. La conclusione della fase di ascolto da parte dei tre visitatori di tutti i fratelli e sorelle a Bose e nelle Fraternità e la successiva attesa del discernimento operato e delle decisioni che la Santa Sede avrebbe preso sono coincise con l’esplodere della pandemia e il conseguente confinamento che impediva gli spostamenti e quindi anche l’accoglienza in monastero. Ciò avveniva in coincidenza con la prevista riapertura dell’ospitalità dopo la consueta pausa annuale di gennaio e inizio febbraio. Siamo così entrati, come tutti voi, in una sorta di tempo sospeso, in cui ci era chiesto di riconsiderare, anche indipendentemente dalla nostra volontà, l’essenziale delle nostre vite, la qualità delle nostre relazioni, il ritmo di lavoro e di riposo, il rapporto con il denaro e la condivisione dei beni, anche di quelli comuni, la sollecitudine per la salute e la convivenza civile...

In quei mesi abbiamo cercato di alimentare una “cura del tempo” attraverso l’offerta quotidiana sul nostro sito – in aggiunta alla consueta meditazione sul Vangelo del giorno e allo spazio per la preghiera – di strumenti di lettura, di riflessione e di approfondimento della dimensione interiore e comunionale delle nostre vite. Al contempo abbiamo cercato in tutti i modi possibili di curare le relazioni con le persone amiche più duramente provate dalla pandemia, sia personalmente che nei loro affetti più cari. Anche il nostro lavoro, come quello di tanti in tutto il paese, ha subito dei cambiamenti, soprattutto nella finalizzazione dei prodotti: così la sovrabbondanza di produzione dell’orto – il calendario delle semine era stato programmato prevedendo il consueto afflusso primaverile di ospiti, venuto invece a mancare – è diventata occasione di condivisione con le persone in maggiori difficoltà economiche, sia attraverso l’emporio gestito dalla Caritas a Biella, sia direttamente presso il monastero. La casa editrice ha conosciuto come tutto il settore editoriale grosse difficoltà, solo in minima parte contrastate dalla vendita online, unico sbocco residuo, ma limitato, anche per la produzione del laboratorio di marmellate, confetture e conserve alimentari. Abbiamo toccato con mano e cercato di alleviare anche l’aggravarsi delle condizioni economiche di diversi nuclei familiari a noi vicini che hanno visto venir meno le occasionali opportunità di lavoro che sopperivano alle loro esigenze quotidiane.

La Settimana santa e la Pasqua sono state vissute con modalità inedite, che tuttavia non ci hanno impedito, ma anzi forse hanno facilitato, una maggiore assunzione di consapevolezza del mistero celebrato. Nel contempo abbiamo cominciato a predisporre i nostri spazi comunitari – dalla chiesa ai refettori fino ai locali per l’accoglienza e gli incontri con gli ospiti – in modo rispettoso delle disposizioni di legge e dell’attenzione per la salute di tutti.

Con la fine del confinamento e la ripresa dell’ospitalità, seppure in numeri ridotti, abbiamo affrontato anche la prova comunitaria della ricezione e dell’accettazione delle decisioni della Santa Sede a seguito della visita apostolica: un cammino di sofferta e faticosa obbedienza per tutti, sia per coloro a cui è stato chiesto di allontanarsi, sia per il corpo comunitario e ciascun fratello e sorella. Un cammino esigente e doloroso di rilettura della vicenda comunitaria, di presa di coscienza delle ferite e delle sofferenze, ma anche di rinnovata consapevoezza e valorizzazione delle specificità della vocazione monastica propria di Bose: una vita comune nel celibato di fratelli e sorelle appartenenti a chiese cristiane diverse, radicata nell’ascolto della Parola, aperta a quanti cercano uno spazio e delle persone per dialogare con franchezza su ciò che più sta loro a cuore, in un clima di ascolto reciproco, di silenzio e di preghiera condivisa.

In un testo pubblicato sul sito abbiamo già voluto condividere questa nostra incapacità a vivere con serenità la prova che stiamo attraversando, dando così scandalo ai più piccoli e manifestando tutta la nostra inadeguatezza come discepoli del Signore. Ancora adesso questo percorso che ci è stato richiesto come opportunità di cura e di crescita conosce fatiche e resistenze che abitano i cuori di fratelli e sorelle: non tutti riusciamo ancora ad assumere e a mettere in pratica nell’obbedienza un cammino sofferto ma necessario.

Nonostante questo, il sopraggiungere dell’estate ci ha aiutato a riprendere in mano il dono grande dell’ospitalità, con rinnovato slancio e modalità inedite: il numero dimezzato di ospiti che abbiamo potuto accogliere per le consuete settimane bibliche e di spiritualità, il diverso modo di condividere sia la mensa che gli altri momenti della giornata (tavoli con un minor numero di persone, servite da un fratello o una sorella, distanziamento ecc.) hanno comportato da un lato maggior lavoro e attenzione al rispetto delle norme igienico-sanitarie ma, d’altro lato, una maggior possibilità di trovare tempo e risorse per dialogare con gli ospiti grazie a un ritmo meno intenso e a un minor sovraccarico di presenze.

Durante l’estate si è anche concluso il percorso che ha condotto fr. Emanuele all’ordinazione presbiterale per l’imposizione delle mani da parte del vescovo delle nostra chiesa locale di Biella, Roberto Farinella: in quell’occasione la presenza di alcuni vescovi legati da tempo alla comunità da rapporti di amicizia – l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che ha tenuto l’omelia, il metropolita di Vercelli Marco Arnolfo, Franco Brambilla di Novara, il vescovo emerito di Biella Gabriele Mana e l’attuale vescovo di Asti Marco Prastaro che aveva avuto Emanuele come suo parrocchiano a Carmagnola – di numerosi presbiteri, di fratelli dei monasteri con cui c’è abituale scambio – Camaldoli, Dumenza, Pra’ d Mill, Koinonía de la Visitation (Rhêmes-Notre-Dame) – e di tanti amici ha reso manifesta la comunione che ci unisce e la vicinanza alla nostra comunità. Un altro momento di intensa comunione fraterna è stata la presenza del card. Michael Fitzgerald, già Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, che ha voluto vivere in mezzo a noi la sua settimana annuale di esercizi spirituali: tempo culminato con un incontro con la comunità e gli ospiti sull’enciclica Fratelli tutti e il suo rapporto con il documento di Abu Dhabi sulla fratellanza universale.

Con l’autunno anche gli itinerari vocazionali di un fratello e una sorella sono giunti al momento dell’impegno nella vita comune e nel celibato attraverso il sigillo dell’accoglienza liturgica, la cui data dovrà forse essere rinviata a causa della nuova condizione di confinamento in cui ci troviamo. E nel momento in cui questa Lettera va in stampa, la comunità intera si è posta in quarantena a causa della positività al Covid di alcuni suoi membri.

Così volge al termine un anno in cui non sono mancate le occasioni per invocare la misericordia del Signore e il suo Spirito di unità e di pace, un anno in cui abbiamo percepito con particolare intensità il dono dell’amicizia con voi e la necessità di affidarci reciprocamente al Signore attraverso la preghiera d’intercessione.