La visita dell’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams a Bose

 

Domenica 16 settembre è stato il momento, fortemente desiderato, di più profonda e sentita celebrazione della storia di fraternità, amicizia e comunione tra l’arcivescovo Rowan e la nostra comunità. In un confronto pubblico, alla presenza di numerosi ospiti, il priore di Bose Enzo Bianchi ha innanzitutto espresso, con toni di profonda gratitudine al Signore e di vero affetto per l’arcivescovo Rowan, tutto il nostro riconoscimento per la comunione vissuta con lui in questi anni, fin dalla sua prima sosta a Bose nel gennaio 2002 in preparazione all’insediamento sulla cattedra di Canterbury, una comunione nutrita da tanti e ripetuti segni di vicinanza, che “ci hanno aperto gli occhi e il cuore affinché conoscessimo e amassimo sempre più la via anglicana alla sequela di Gesù”.
Questa assiduità di relazioni fraterne si è intessuta attraverso le sue soste regolari per tempi di silenzio e di preghiera in gennaio, la sua partecipazione al Convegno su Thomas Merton nel 2004, l’invio di un suo delegato e di messaggi fraterni in occasione di tutti i nostri Convegni di spiritualità ortodossa e di liturgia, il contributo offerto al Simposio sul Martirologio ecumenico nel 2008, l’invito a un nostro fratello a partecipare nello stesso anno alla Conferenza di Lambeth, l’assemblea decennale dei vescovi della Comunione anglicana, la sua  visita alla nostra Fraternità di San Masseo in occasione dell’incontro interreligioso di  Assisi lo scorso 27 ottobre, e inoltre della possibilità offertaci di pubblicare in italiano diverse sue opere. Tutto questo – ha sottolineato fr. Enzo – “ha contribuito a incrementare non solo la stima per il pensiero di un grande teologo, profondamente radicato nella Scrittura e nei padri della Chiesa indivisa, ma anche la conoscenza della sua sollecitudine pastorale e del suo desiderio di trovare lo stile più adatto per l’annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo”.

Fr. Enzo ha anche in sintesi delineato, per i presenti, l’esemplarità del ministero svolto dall’arcivescovo Rowan in questi dieci anni: “Un costante sforzo di perseguire l’unità attraverso la conciliazione di opinioni diverse, la capacità di ascoltare l’altro e comprenderne le ragioni anche quando contrastano con le proprie convinzioni, la disponibilità a mettere da parte alcuni aspetti dei propri orientamenti teologici per non impedire la prosecuzione del dialogo, lo sforzo di ricondurre costantemente il dibattito nel suo alveo di ricerca di una maggiore obbedienza al Vangelo e alle sue esigenze radicali, il faticoso equilibrio tra responsabilità di chi presiede e pratica concreta della sinodalità, l’uso evangelico della potestà di sciogliere e legare, la costante dialettica tra giustizia e misericordia”.
Nel suo breve ma intenso intervento, cui sono seguite alcune domande da parte degli ospiti presenti, l’arcivescovo ha innanzitutto ricordato l’origine della sua storia di comunione con la nostra comunità: “Fin dalla mia prima visita dieci anni fa, ho trovato a Bose un’atmosfera, uno stile di vita cristiana, una visione della vita comune sotto l’autorità del Vangelo che per me sono risultati immediatamente attraenti, potenti, riconoscibili e arricchenti”. Poi ha sintetizzato la propria esperienza e la propria visione teologica sul tema del “Ministero di comunione e di unità”.