anba Epiphanios di San Macario in visita a Bose

anba Epiphanios in visita bose
anba Epiphanios in visita bose
Un padre del deserto dei nostri giorni

 “Oggigiorno a San Macario, quando ci incontriamo a tavola con i fratelli, mangiamo in silenzio mentre vengono letti gli apoftegmi dei padri, ma anticamente si parlava e i giovani facevano domande agli anziani … Qui con voi, attorno a questa tavola, mi sembra di essere tornato a quei tempi!”. Con queste parole, in cui si sente l’eco dei detti dei padri del deserto ai quali da sempre attinge il monachesimo tanto orientale quanto occidentale, un padre del deserto dei nostri giorni ha sigillato il dialogo intessuto con la nostra comunità radunata per il pranzo domenicale. Rievocando questo pasto condiviso con lui in un clima di cordiale e sincera fraternità, vogliamo ricordare il passaggio in mezzo a noi, nei giorni scorsi, del vescovo anba Epiphanios, discepolo dell’amato Matta el Meskin e suo successore come abate del monastero di San Macario il Grande nel deserto di Scete, l’attuale Wadi el Natrun (Egitto).

Una presenza, quella di anba Epiphanios, che il priore fr. Enzo non ha esitato a definire “una delle più grandi grazie fatte dal Signore alla nostra comunità in questi cinquant’anni”. Sostando in passato presso il monastero di San Macario, fr. Enzo non avrebbe mai immaginato che l’abate di quella comunità così importante per la tradizione monastica avrebbe potuto, un giorno, farci visita come invece accaduto in occasione del recente convegno ecumenico di spiritualità ortodossa.

Chiamato a intervenire come relatore, anba Epiphanios ha accettato di parlare dell’esperienza del perdono nella vita di Matta el Meskin. La sua apprezzata relazione si è conclusa menzionando la risposta data da quest’ultimo a chi gli chiedeva se vi fosse salvezza per i non ortodossi: “Né i cattolici, né i protestanti e nemmeno gli ortodossi entreranno nel regno dei cieli, ma soltanto la nuova creazione in Cristo Gesù. Poiché in Cristo Gesù né la circoncisione né la non circoncisione contano alcuna cosa, ma l’essere nuova creazione (Gal 6,15)”. A chi poi, al termine del suo intervento, gli chiedeva un suo parere sulla realtà della divisione tra i cristiani, diceva: “Perdonatemi, non sono un teologo. Non ne capisco di divisioni. So solo che cos’è l’unità”.

Negli scambi fraterni che hanno accompagnato il convegno e sono proseguiti alla sua chiusura fino alla partenza di anba Epiphanios, sono tante le parole che questo abba ha donato a quanti di noi l’hanno incontrato: parole capaci di comunicare una profonda sapienza umana e monastica, se si è in grado di ascoltarle nella loro semplicità e di coglierne la limpidezza evangelica.

Ai nostri fratelli che sono stati nel suo monastero e gli domandavano se continua ad accogliere tanti visitatori, anba Epiphanios spiegava che sì, sono numerosi, ma spinti a recarvisi per ragioni diverse. Raccontava ad esempio di quella famiglia trovatasi a San Macario quasi per caso, perché quella mattina i bambini avevano scelto il monastero invece dello zoo… e commentava: “Se uno va in monastero sapendo dove va, riceve benedizioni; altrimenti, se non ne ha coscienza, non serve a nulla”. Dopo aver accolto a Bose questo grande monaco e padre di monaci, dal canto nostro possiamo riprendere la frase che soleva ripetere mentre era in mezzo a noi: “Non sono ancora diventato monaco, ma ho visto dei monaci!”. E riformulare: “Se uno in monastero accoglie la visita di un fratello sapendo quel che fa, riceve benedizioni; altrimenti, se non ne ha coscienza, non serve a nulla”.

Consapevoli che la visita di anba Epiphanios è una grande benedizione per la nostra comunità, innalziamo il nostro ringraziamento al Signore e gli chiediamo di confermarci ancora nella vocazione, continuando a visitarci attraverso i suoi santi.