Rinvigorire la preghiera personale

Fratelli, sorelle

dice la nostra Regola:

“Oltre alla preghiera comunitaria, tu sei chiamato alla preghiera personale. Cristo è anche in te stesso e tu devi trovarlo in te stesso con la preghiera. Se vuoi vivere veramente in presenza di Dio, ti occorre la preghiera silenziosa, nascosta, quella di cui Gesù stesso ti ha dato l’esempio” (RBo 36).

La Regola ci dice ciò che è essenziale e imprescindibile per fare vita monastica e per appartenere veramente alla comunità. Non a caso essa ricorda che se “per ogni cristiano la preghiera è un dovere essenziale, per te è radicale. Essa è la tua funzione primaria nella Chiesa” (RBo 35). Sempre la preghiera personale deve accompagnare la preghiera comune, altrimenti quest’ultima diviene scena che va avanti meccanicamente, ma perde la sua forza interiore, la sua autenticità e capacità di conversione. In questo tempo privo di ospiti e dunque anche libero dalle attività e dai servizi connessi alla loro presenza, abitato da maggiore silenzio e disponibilità di tempo, la vita stessa ci offre ciò che la Regola ci chiede, ovvero silenzio e nascondimento. E ci invita, se solo vogliamo obbedire a ciò che nella storia si palesa a noi e in cui, insieme al male, è anche sempre presente una parola da ascoltare e accogliere, a ricentrarci o a riscoprire o a rinvigorire o a recuperare quella attività che è la preghiera personale, in cella, la preghiera “nascosta” come la chiama la nostra Regola facendo eco al vangelo (Mt 6,6). A meno che questo tempo per non sia per noi un vuoto da riempire invece che da coltivare, una pausa da dimenticare in fretta invece che un oggi da vivere.

La preghiera personale è una preghiera che lo Spirito adatta alla sensibilità di ciascuno, ma che consiste essenzialmente nel dare del “tu” al Signore nel segreto del proprio cuore. Consiste nel passare dal noi all’io, nel dire in prima persona, davanti a se stessi e al Signore soltanto, ciò che nella preghiera comune diciamo insieme agli altri. Ed è anche preghiera che sa non dire niente, ma solo stare nel silenzio. Il silenzio che radica in noi la parola del vangelo ascoltata, il silenzio che fa emergere ciò che abita nel nostro cuore e ce ne rende coscienti, il silenzio che ci porta a scoprire la presenza del Signore in noi.

Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti, perché il nostro Avversario, il divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e perseveranti nella preghiera personale. E tu, Signore, abbi pietà di noi.

fratel Luciano