Tra tenebra e alba. Attesa e speranza
La Repubblica - Robinson 21 settembre 2019
La notte è per molti un tempo di riposo, di solitudine e di intimità, di riordino degli eventi del giorno trascorso e di preparazione all’inatteso del giorno venturo.
La notte è per molti un tempo di riposo, di solitudine e di intimità, di riordino degli eventi del giorno trascorso e di preparazione all’inatteso del giorno venturo.
La compassione muore dove noi la uccidiamo giorno dopo giorno, ma la dignità umana è viva là dove anche una sola persona riconosce il proprio simile nella sofferenza, si china su di lui, lo abbraccia e, così facendo, lo salva.Perché «chi salva una vita, salva il mondo intero».
Vogliamo innanzitutto dire alle Chiese dell’ortodossia che facciamo nostra la loro sofferenza, perché è la carità di Cristo che ci spinge a questa partecipazione ai loro sentimenti. Pietro il Venerabile, abate di Cluny, grande monaco e spirituale medievale, scriveva in una lettera: «Non vive dello Spirito di Cristo chi non patisce le ferite del corpo di Cristo».
“Perché questa notte è diversa da tutte le altre notti?”. Così l’altra sera il più piccolo di ogni famiglia ebraica ha aperto la serie di domande al cuore del seder pasquale, la liturgia domestica che fa memoria dell’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto e dalla condizione di schiavitù.
Cosa è bruciato con la cattedrale di Notre-Dame? Un’unità inscindibile di tante identità: a prendere fuoco e andare in fumo sotto gli occhi attoniti e sgomenti di tutto il mondo è stato un monumento simbolo sì della città di Parigi, ma anche dell’intera nazione francese e della sua storia, della “figlia primogenita” della chiesa di Roma