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Pâques du Seigneur


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A questo punto Luca ci narra una storia che è delle donne, una storia che è di Pietro, una storia che è dei discepoli, una storia che è anche la nostra: una storia di profonda incredulità. Questa è la verità che Luca ha il coraggio di dirci. Quelle donne sono innanzitutto delle donne incredule, non hanno creduto, non hanno conosciuto davvero il Signore. Ed ecco che sono – dice il verbo greco – m in una situazione di aporia, che è molto di più della perplessità. Sono davanti a un fatto che per loro non ha senso, e da questo non senso si lasciano interrogare. Mentre sono in questa situazione chiusa, perché non vedono più il corpo del Signore Gesù, mentre alzano lo sguardo da terra, da dove Gesù era deposto, vedono due uomini, come i discepoli sull’alta montagna avevano visto apparire due uomini quando Gesù fu trasfigurato (cf. Lc 9,30-31). Due uomini come vedranno anche tutti gli apostoli quando Gesù si separerà da loro benedicendoli e sarà portato verso il cielo (cf. At 1,10-11). Questa precisazione è propria di Luca: due uomini, due uomini che si fanno didascali, interpreti di quella mancanza del corpo morto di Gesù.

Essi pongono una domanda, che è un chiaro rimprovero alle donne: «Perché cercate tra i morti il Vivente?» Al tempo di Gesù sappiamo che c’era un detto nell’ambiente giudaico: «Non si cercano i vivi tra i morti e non si cercano i morti tra i vivi». Dunque vi è un rimprovero da parte di questi uomini alle donne discepole. Porre infatti la domanda: «Perché cercare tra i morti il Vivente?», significa chiedere alle donne: «Perché siete venute qui? Solo per l’affetto che avevate, solo per il legame affettivo e psicologico che avete vissuto? Questo non è sufficiente per conoscere il Signore. Nei tre anni che siete state dietro a Gesù avete ascoltato ciò che lui ha detto? Com’è possibile che non riusciate a ricordarvi delle parole che lui ha detto e ripetuto mentre era con voi?». Gesù aveva parlato più volte della necessità della sua passione, morte e resurrezione: questa era stata addirittura la sua istruzione martellante durante la salita a Gerusalemme (cf. Lc 9,22.33-45; 18,31-34). Ma le donne non ricordano. E i due uomini, gli interpreti – che sono poi, lo sappiamo, la Legge e i Profeti, Mosè ed Elia, l’Antico Testamento – dicono alle donne: «Ricordatevi, ricordatevi!». Chiedono alle donne il risveglio della memoria. Che cosa hanno fatto delle parole di Gesù? Perché quelle parole sembrano non aver lasciato traccia?
In questo modo i due uomini finiscono per rivelare non solo la situazione di Gesù, ma anche per dare un nome, un attributo a Gesù: «Perché voi cercate tra i morti il Vivente (tòn zônta)?» Questo avrebbero dovuto capire le donne: Gesù è il Vivente, il Vivente! E qui inizia un lento e faticoso cammino verso la fede. Con difficoltà, e noi non sappiamo quanto è durato questo processo, le donne si ricordano delle parole di Gesù e vanno dagli Undici, la comunità di Gesù ricompattata ma senza il traditore che ne è escluso per sempre, vanno ad annunciare loro la resurrezione. Luca dice che queste donne erano molte, anche se ricorda solo il nome di alcune di loro; di più, egli ha anche il coraggio di dirci che agli orecchi degli Undici quelle parole risultarono vaneggiamenti, sciocchezze, e per questo non credettero. Ecco la situazione della comunità del Signore, nel giorno di Pasqua. Ci sono due gruppi: le donne diventate, pur a fatica, credenti, e gli Undici ancora increduli.