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Groupe des Dombes

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I membri del Gruppo di Dombes
I membri del Gruppo di Dombes

ABCDell'Ecumene

Come ogni anno dal 1937, il Gruppo di Dombes si è riunito durante l’ultima settimana di agosto, per il suo incontro annuale.

Il Gruppo di Dombes è un gruppo di dialogo ecumenico che cerca, in un clima di profondo scambio spirituale, di praticare l’incontro e la riconciliazione in vista dell’unità visibile di tutti i cristiani. Si tratta di un gruppo di carattere “privato”, e non di una commissione ufficiale i cui componenti sarebbero delegati dalle proprie chiese. I suoi quaranta membri (venti cattolici e venti protestanti, tra cui un fratello di Bose) cercano di servire le rispettive chiese, riflettendo sui temi cruciali della separazione confessionale, a proposito dei quali indirizzano alle autorità ecclesiali degli appelli alla conversione destinati a superare le divisioni.

Il gruppo ha scelto, sin dall’inizio della sua storia, all’iniziativa di padre Paul Couturier (“l’apostolo della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”), di innestare il dialogo teologico su un’autentica vita spirituale e fraterna, allo stesso tempo orante e conviviale. Ha scritto Michel Leplay: “La vita spirituale del gruppo è veramente la fonte del lavoro teologico, dando origine a un’atmosfera di fiducia e di franchezza, di pazienza e di libertà, ma anche di ritegno e di delicatezza, e un umorismo immancabile ma mai eccessivo”. Così il gruppo non forma un raduno di esperti, ma un insieme di persone che vivono e pregano insieme la loro teologia, a tal punto che Maurice Jourjon parlava del Gruppo di Dombes come della sua “parrocchia di ogni autunno”!

Nei primi anni, il gruppo si radunava nel monastero trappista di Dombes (diocesi di Lione), da cui prende il nome. Dal 1998, alla chiusura dell’abbazia, i presbiteri, pastori e teologi francesi, svizzeri e belgi che compongono il gruppo si ritrovano, anno dopo anno, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre nel monastero benedettino di Pradines (sempre nella diocesi di Lione).

La loro dimensione non ufficiale offre certamente ai “dombisti” una vasta libertà di ricerca. Ma questa caratteristica costituisce anche la relativa fragilità dei loro accordi ecumenici e dei testi che presentano: questi ultimi “hanno per unica autorevolezza quella che gli viene riconosciuta dal loro valore proprio” (Bernard Sesboüé); ma è proprio così che cercano di spronare le autorità ecclesiali, paralizzate da una fedeltà confessionale separatrice, alla conversione verso l’unità visibile.

In realtà, è solo dopo la morte di padre Couturier, avvenuta nel 1953, che il gruppo inizia a redigere testi per fare eco agli scambi teologici avvenuti. I membri del gruppo ritenevano di avere ormai una parola comune da esprimere: passavano dal “faccia a faccia” del dialogo alla posizione “l’uno accanto all’altro” della divulgazione verso l’esterno. I temi trattati in questi testi si concentravano quasi esclusivamente su questioni di ecclesiologia e la loro esposizione si limitava a dieci o dodici “tesi” molto concise e di contenuto sia dottrinale sia pastorale. Sarà solo nel 1971 che un documento più ampio verrà elaborato, dal titolo Verso una stessa fede eucaristica?. Nello slancio di questo primo testo sull’eucaristia, e nella logica delle domande che poneva, il gruppo pubblica nel 1973 un nuovo fascicolo intitolato Per una riconciliazione dei ministeri. Il gruppo prosegue poi la propria riflessione in un terzo documento su Il ministero dell’episkopè (1976). Come nei primi testi, la riflessione dottrinale è completata da proposte pastorali rivolte alle chiese. Per il suo quarto documento, pubblicato nel 1979, il gruppo si dedica alla sacramentalità in quanto tale: Lo Spirito santo, la Chiesa e i sacramenti. Le discussioni vertono poi su Il ministero di comunione nella Chiesa universale (1985), iscrivendosi nella continuità logica della riflessione sui ministeri iniziata negli anni precedenti.

Fino al 1987, l’anno in cui ricorrevano i cinquant’anni del gruppo, cinque documenti sono così stati pubblicati: venivano scherzosamente chiamati a Dombes il “Pentateuco”… Alcuni degli elementi teologici di convergenza lì elaborati verranno recepiti e ripresi ulteriormente da commissioni ufficiali, e in particolare, nel documento Battesimo, Eucaristia, Ministero, della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese (1982).

Attraverso i documenti del gruppo, un motivo ritornava con sempre maggior insistenza, allacciandosi allo spirito di pentimento raccomandato da padre Couturier e all’esperienza spirituale condivisa dei membri: quello della conversione (metánoia) da operare personalmente e ecclesialmente per tradurre nella pratica la ricerca di unità. La conversione diventava non solo un leitmotiv nei testi, ma quasi il metodo di lavoro stesso di Dombes e il motore della riflessione dei suoi membri. Per questo il gruppo decide di riflettervi sistematicamente e di dedicare un intero documento a questo tema: Per la conversione delle Chiese (1991). Ha sostenuto il card. Walter Kasper, allora presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani: “Non c’è ecumenismo senza conversione e non c’è nemmeno futuro senza conversione. La migliore riflessione che io conosca a questo proposito si trova nel documento del Gruppo di Dombes Per la conversione delle Chiese. Questo testo sottolinea che l’identità confessionale e la conversione ecumenica non si escludono a vicenda ma sono complementari”.

La conversione confessionale o ecclesiale che il gruppo auspicava nella sua riflessione, in vista dell’unità visibile tra le chiese, prevedeva allora il ricentramento della teologia su un essenziale condiviso e il rigetto di elementi giudicati come conflittuali tra le confessioni. L’unità vi era compresa come un ritorno a una cattolicità ecclesiale già data, da reinterpretare dogmaticamente, tralasciando i punti di divergenza. Si trattava di definire “una teologia unitaria che sarebbe, a sua volta, creatrice di unità ecclesiale, dal punto di vista sia della dottrina sia della pratica” (Gottfried Hammann).

Ma questa speranza ecumenica anticipata, questo ottimismo dell’unità dovrà presto misurarsi con la realtà dolorosa della storia: se dogmaticamente si può affermare che l’unità è un dono fatto da Dio alla sua chiesa, che necessita solamente di essere applicato alle chiese divise, dal punto di vista storico invece è la divisione che si impone! L’assunzione, da parte del gruppo, del peso storico di questa disunione lo spingerà a un nuovo metodo di lavoro: invece di fondare primariamente la riflessione dottrinale sui dati biblici, con il rischio che ognuno faccia ricadere sulla Scrittura, senza rendersene conto, i preconcetti ereditati dalla propria tradizione, dalla fine degli anni ‘80 invece il tema studiato viene prima analizzato dal punto di vista del suo sviluppo storico lungo due millenni, prima di essere esaminato, alla luce di questa griglia critica della storia, nei testi scritturistici che lo riguardano. Da questo lavoro di rilettura biblica possono quindi sorgere le “proposte in vista della conversione confessionale” indirizzate alle chiese, cui è riservato ormai un peso nettamente più significativo nei testi. Così, “nei documenti del gruppo di Dombes, le convinzioni di fede sono presentate in modo ‘incarnato’, legate a un vissuto specifico, e non come verità allo stato puro” (Elisabeth Parmentier).

È sullo sfondo metodologico di tale schema di pensiero che si sono elaborati i documenti ulteriori di Dombes: quello importante su Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1998), pubblicato in italiano dalle Edizioni Qiqajon della Comunità di Bose, e quello molto voluminoso sulla questione dell’autorità dottrinale nella chiesa (Un solo Maestro, 2005).

A questo punto, il desiderio di tornare a un argomento più spirituale ha portato il Gruppo di Dombes a scegliere per il proprio lavoro il tema del “Padre Nostro” (Voi dunque pregate così, 2011), offrendo un inedito “itinerario per la conversione delle chiese” a partire da questa preghiera comune a tutti i cristiani, concludendosi in una meditazione che sbocca nella preghiera.

Attualmente, il Gruppo lavora sulla tematica della cattolicità della chiesa, cercando di trovare vie per superare le differenze confessionali di comprensione circa il rapporto tra l’unica chiesa di Cristo e la molteplicità delle chiese storiche. Anche su questo argomento inviterà le chiese alla conversione, affinché giungano allo scopo ultimo che persegue il gruppo: l’unità visibile di tutti i credenti in Cristo. Con la certezza tuttavia che questa metánoia non ha certamente per scopo di “sopprimere l’identità di ogni confessione, ma di restituirle il suo giusto posto nella diversità non separatrice delle chiese, rendendo così tutte le chiese più fedeli per rispondere della loro vocazione primaria al cuore dell’umanità” (Gottfried Hammann).

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