La Chiesa Copta Ortodossa

Cristo Pantocratore, Chiesa del monastero di sant’Antonio il grande, XII secolo.
Cristo Pantocratore, Chiesa del monastero di sant’Antonio il grande, XII secolo.

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Il termine copto significa semplicemente "egiziano" e deriva dal nome che i greci davano all'Egitto: Aígyptos. Ma l'origine è più antica e la si fa risalire a uno dei nomi sacri della città di Menfi: Hi-ka-ptah cioè “la dimora del Ka (principio vitale per la religione egizia) di Ptah”. I musulmani, dopo aver conquistato l’Egitto (639-642), chiamarono gli egiziani nativi qibt che divenne poi “copto” nelle lingue occidentali. Poiché gli egiziani erano in massima parte cristiani, la definizione di “copto” acquistò anche un carattere religioso che permane tutt'oggi. I copti sono gli egiziani di religione cristiana.

La chiesa copta ortodossa, che si chiama anche chiesa di Alessandria, ha origine apostolica. La sua fondazione risale alla predicazione di san Marco evangelista che, secondo Eusebio di Cesarea, è giunto ad Alessandria per predicare l’evangelo nell’anno 42 e vi è ritornato una seconda volta nel 61. Ad Alessandria trovò anche il martirio. Certamente il cristianesimo si sviluppa ad Alessandria in ambiente giudaico di lingua greca. La chiesa di Alessandria alle sue origini dovette lottare con lo gnosticismo che si appropriò di elementi propri del cristianesimo fornendone un’interpretazione eterodossa. Nel iii secolo ad Alessandria, città cosmopolita e centro culturale di prim’ordine, Origene diede un contributo fondamentale all’elaborazione del pensiero cristiano; fu esegeta, filologo, teologo, autore spirituale. Sotto la sua guida il Didaskaleîon, la scuola catechetica di Alessandria, raggiunse il suo massimo splendore.

I cristiani in Egitto subirono diverse persecuzioni ma nessuna fu talmente sanguinosa come quelle di Diocleziano nel 303-304 e di Massimino Daia imperatore dal 305 al 313; tra le sue vittime vi fu l’arcivescovo di Alessandria, Pietro, chiamato dalla tradizione copta "il sigillo dei martiri" perché concluse la grande epoca del martirio. La persecuzione di Diocleziano segnò profondamente la chiesa copta a tal punto che essa ha stabilito il 284, l’anno di inizio del regno di questo imperatore, come primo anno del proprio calendario chiamato "dei martiri". Con l’inizio del iv secolo la chiesa di Alessandria fu lacerata dall’arianesimo, dottrina teologica che prende il nome dal presbitero egiziano Ario e che sarà all’origine di una secolare controversia ad un tempo teologica, politica ed ecclesiastica in tutta la chiesa d’oriente e d'occidente. Atanasio il Grande (328-373) fu il difensore del Credo di Nicea contro l’arianesimo; sotto il suo patriarcato fiorì il monachesimo nella sua forma anacoretica (Antonio il Grande, di cui Atanasio stesso scrisse la vita), semi-anacoretica (Macario e i suoi discepoli) e cenobitica (Pacomio e i suoi discepoli).

Se il concilio di Nicea aveva riconosciuto come sedi episcopali importanti Roma, Alessandria e Antiochia, il concilio di Costantinopoli del 381 vide affermarsi la chiesa di Costantinopoli, sede della nuova capitale imperiale, cui venne attribuito il primato d’onore dopo il vescovo di Roma. Tale definizione segnò l’avvio di forti tensioni tra Costantinopoli e Alessandria. Dopo il concilio di Calcedonia (451) e la condanna del vescovo di Alessandria Dioscoro, successore di Cirillo, l’avversario di Nestorio, gran parte dei vescovi alessandrini rifiutarono le decisioni conciliari. La chiesa in Egitto, come in altre regioni orientali, si divise in due fazioni: anticalcedonese e procalcedonese, detta anche melchita (da melek = imperatore, perché in accordo con l’imperatore bizantino). Da allora esistono in Egitto due patriarchi di Alessandria, l’uno copto-ortodosso (non-calcedonese) e l’altro greco-ortodosso (melchita). Dopo Calcedonia la chiesa non-calcedonese fu duramente perseguitata dal potere imperiale bizantino.

Quando i musulmani invasero l’Egitto (639-642), i cristiani non-calcedonesi costituivano la maggioranza della popolazione. All’inizio della dominazione musulmana i cristiani godettero di una relativa libertà religiosa. Considerati dhimmi, cioè “protetti”, erano tenuti a pagare forti tasse, ancora più gravose di quelle imposte dai bizantini, ma non erano forzati alla conversione all’islam. Con l’inizio dell’viii secolo iniziarono però le persecuzioni; la tassazione divenne sempre più pesante e riguardò anche i monaci e gli ecclesiastici fino ad allora esenti; per chi cercava di sottrarsi vi erano gravi punizioni che giungevano fino alla condanna a morte. I copti cominciarono a rifugiarsi nel deserto o a nascondersi nelle grandi città. I copti furono sottoposti a una serie di restrizioni, costretti a indossare abiti particolari che li distinguessero dai musulmani; le chiese cominciarono a essere distrutte e la libertà di culto fu limitata. Vi fu un periodo di pace sotto la dinastia dei Tulunidi (870-905) e sotto i primi decenni di quella dei Fatimidi che conquistarono l’Egitto nel 906, ma fu seguito dalla crudele repressione del califfo al-Hakim bi-amr Allah (996-1021) che ebbe quale risultato la conversione di molti copti all’islam. Sotto il sultano Salah al-Din (Saladino, 1171-1193) furono introdotte nuove misure anticristiane che limitavano fortemente la vita liturgica e i copti furono allontanati dalla pubblica amministrazione. Tali misure accelerarono il processo di islamizzazione del paese: per poter sopravvivere i copti erano di fatto costretti alla conversione all’islam. Dal 1250 al 1517 l’Egitto fu governato dai mamelucchi; per i copti fu un’epoca tragica di continue vessazioni e persecuzioni.

Per circa tre secoli, dal 1517 al 1798, l’Egitto fu dominato dai turchi. Fu una delle stagioni più tristi per la chiesa copta. Verso la fine di quest'epoca il papa di Roma, Benedetto XIV (1740-1758), pose le basi per la creazione di una chiesa copta cattolica creando una gerarchia fedele a Roma. Durante la breve parentesi rappresentata dall’occupazione napoleonica (1798-1801), i copti ottennero migliori condizioni di vita e libertà di culto. Tale condizioni di libertà religiosa migliorarono ulteriormente con l’avvento al potere di Muhammad ʻAli (1805-1849) e, con il decreto del 1856, con il quale il sultano di Costantinopoli aveva abolito il sistema della dhimma in tutto l’impero ottomano e concesso la libertà a tutti i sudditi cristiani, la chiesa copta conobbe una vera e propria rinascita. Il patriarca Cirillo IV "padre della riforma" (1854-1861) promosse una riforma culturale e liturgica importante, purtroppo interrotta dalla sua morte improvvisa. Il patriarca Cirillo VI (1959-1971), un eremita, inaugurò un tempo di rinnovamento per la chiesa attuando una serie di importanti riforme in vari campi, in particolare quello della formazione teologica dei presbiteri e del dialogo ecumenico. Sotto il suo patriarcato conobbe un grande risveglio anche il monachesimo: nel 1967 padre Matta el Meskin, suo discepolo spirituale, riformò la vita comunitaria nello storico Monastero di San Macario, attirando molto presto centinaia di giovani monaci.

Con l’ascesa al potere di Nasser (1952-1970), a causa della sua politica discriminatoria nei confronti dei cristiani, i copti cominciarono a emigrare alla ricerca di condizioni di vita migliori. Il risveglio religioso islamico e la nuova costituzione promulgata da Sadat (1971-1981) che rese la shariʻa islamica "la fonte principale della legislazione" provocarono un clima di intolleranza che portò a stragi a sfondo religioso. Il patriarca Shenuda III, eletto il 31 marzo del 1971, considerato da Sadat un oppositore politico, fu confinato nel Monastero di Anba Pišoi nel Wadi el Natrun e al suo posto fu nominata una commissione di cinque vescovi con l’incarico di amministrare la chiesa. Anba Shenuda rientrò nelle sue funzioni il 2 gennaio 1985 sotto la presidenza di Mubarak (1981-2011).

L’attuale papa della chiesa copta ortodossa, Tawadros II, è stato eletto il 4 novembre 2012. Le violenze contro i cristiani in Egitto purtroppo continuano a essere all’ordine del giorno. L'ultima tragedia risale al 26 maggio 2017 quando un autobus di pellegrini cristiani pieno di bambini e diretto al Monastero di San Samuele è stato assaltato da alcuni terroristi. I morti sono stati almeno 28.

 

Rito e lingua:

La Chiesa copta ha una sua liturgia, detta copta o alessandrina, originariamente redatta in greco e poi tradotta in copto e in arabo. Nelle terre di emigrazione si prega anche nelle lingue locali. Attualmente le anafore eucaristiche impiegate sono tre: quella di Basilio per il tempo per annum e quelle di Cirillo d’Alessandria e di Gregorio di Nazianzo per le feste. L’anno liturgico, la cui datazione parte come abbiamo detto dal 284, segue l'antico calendario egiziano legato al calendario giuliano. Questo significa che oggi la chiesa egiziana celebra le feste della chiesa indivisa tredici giorni dopo rispetto al calendario occidentale. I periodi di digiuno (più di 200 giorni all'anno) e di astinenza dai cibi di origine animale sono quattro in preparazione delle grandi feste (Natale, Pasqua di Giona, Resurrezione, Apostoli, Assunzione della Vergine).

 

Brevi notizie sulla situazione attuale:

Tawadros II porta il titolo di papa di Alessandria e patriarca della predicazione di San Marco e risiede al Cairo (cf. pagina in arabo del portavoce del patriarcato). L’organizzazione ecclesiastica comprende 123 metropoliti e vescovi, titolari o non titolari di diocesi, che sono sparsi in tutto il territorio egiziano e nel mondo. L'ultima chiesa ad essere stata consacrata dalle mani di papa Tawadros II in persona si trova a Tokyo. Dei numerosissimi monasteri storici che sorsero a partire dal iv secolo sopravvive ancora un buon numero. Al Cairo vi sono quattro monasteri femminili. La chiesa ortodossa etiopica ha fatto parte della chiesa copta e per questo è stata chiamata in occidente "copta". Data l'autocefalia ottenuta nel 1959 sarebbe bene evitare questa denominazione ormai fuorviante. In Italia vi è attualmente una sede episcopale occupata da Anba Barnaba, titolare della diocesi di Torino e Roma, e una sede metropolitana vacante dopo la recente scomparsa del metropolita Anba Kyrolos (1995-2017) che copre le regioni settentrionali (escluso il Piemonte) e il canton Ticino in Svizzera.

 

Dimensione ecumenica:

Oltre che del Consiglio Ecumenico della Chiese che ha contribuito a fondare, la chiesa copta ortodossa è membro del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente e del Consiglio delle Chiese di tutta l’Africa. In occasione dell’incontro di Paolo VI con Shenuda III nel 1973 è stata firmata una dichiarazione cristologica comune che ha sancito l'inizio del dialogo tra le due chiese. Nel 1990 la chiesa copta ortodossa ha raggiunto un accordo cristologico anche con le chiese ortodosse. Papa Tawadros ha fatto visita a papa Francesco a Roma nel 2013 e papa Francesco ha restituito la visita apostolica, in uno storico incontro al Cairo, il 28 aprile 2017. Nel 2013, la chiesa copta ortodossa si è fatta promotrice della creazione del Consiglio delle chiese d'Egitto per un avvicinamento e una collaborazione più stretta tra tutti i cristiani egiziani che comprende, oltre alla chiesa ortodossa, la copta cattolica, la copta evangelica e la greca ortodossa. È attualmente presieduto da papa Tawadros II.

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