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Alessandro Castegnaro - I giovani e la fede

Leggi tutto: Alessandro Castegnaro - I giovani e la fede11 Dicembre 2016

“I giovani d’oggi non hanno rispetto, non hanno valori, hanno del tutto abbandonato la Chiesa e non credono più a nulla.” Tutti luoghi comuni, che in questa domenica il professor Castegnaro ci ha aiutato a smontare dati alla mano. Il panorama giovanile odierno, sempre che si possa generalizzare in questo modo, e non sempre è lecito farlo, molto spesso da adito a lamenti pessimistici da parte degli adulti, e invece oggi abbiamo provato a mettere l’accento sugli elementi estremamente positivi che lo contraddistinguono e ne fanno un vero e proprio tesoro.

I giovani, soprattutto le ragazze diceva Castegnaro, hanno un forte desiderio di ricerca spirituale autentica e più questo desiderio è radicato e profondo più si assiste ad un distacco dalla chiesa in quanto istituzione. Forse i più pensano si tratti di disinteresse e invece siamo stati invitati a prendere le distante da questa modalità giudicante e a considerare questo atteggiamento come un movimento di autonomia. L’individuazione, alter ego positivo dell’individualismo, è ciò che più caratterizza questa nuova generazione. Diventare se stessi è il loro imperativo primo, l’autenticità e la fedeltà a se stessi i loro veri desideri. Un compito arduo e una fatica che forse le generazioni precedenti non hanno dovuto fare in maniera così radicale. Le possibilità erano di meno e le vie già parzialmente tracciate.

Parlano un linguaggio del dubbio, hanno una fede che non è granitica come quella dei padri, ma ha il pregio insuperabile di essere aperta. Sospendendo il giudizio piuttosto che essere assertivi. “Forse” e “se” sono i punti fermi della loro grammatica. Cambiano spesso idea, credono e crescono non seguendo tappe definite ma come in un dinamismo difficile da controllare, sicuramente bello da osservare e da farsi raccontare.
Autonomia, individuazione, conoscenza di se stessi, vita interiore, fedeltà, rispetto e valori innovativi.

A nulla possono i divieti delle istituzioni e il controllo da parte degli adulti. Servono invece ascolto, estrema comprensione e parole incarnate non giudicanti. Serve che gli adulti imparino prima di tutto dai giovani, lascino il loro linguaggio assertivo ormai invecchiato, e ascoltino le loro storie. Serve che le generazioni precedenti non abbiano paura del nuovo che arriva ma intravedano invece ciò che di buono e di meglio questo porta e sappiano accogliere il desiderio profondo che abita nei cuori di questi giovani, cioè essere se stessi attraverso tutto il difficile mestiere di vivere.

 

sintesi di Sofia Bianchi


Alessandro Castegnaro, Università di Padova

Alessandro Castegnaro, sociologo, è presidente dell’Osservatorio Socio-Religioso Triveneto e membro del Consiglio scientifico della sezione “Sociologia della religione” dell’Associazione Italiana di Sociologia. Insegna “Sociologia e religione” presso la Facoltà Teologica del Triveneto. Tra la sue ultime pubblicazioni: C’è campo? Giovani, spiritualità, religione, Venezia, 2010; Fuori dal recinto. Giovani, fede, Chiesa: uno sguardo diverso, Milano 2013.

Le radici islamiche dell'europa - Massimo Cacciari

Leggi tutto: Le radici islamiche dell'europa - Massimo CacciariPer comprendere le situazioni attuali è necessario rileggere con occhio sapiente e non pregiudiziale la storia che ci ha preceduti. Come leggere la stasis che esiste tra il cristianesimo e l'islam? Come comprendere il divario che si è creato nei secoli tra la cultura occidentale e la cultura e il mondo islamico? Massimo Cacciari ci ha aiutato ad analizzare i processi storici che hanno portato un grande impero come quello islamico a subire delle ferite dal mondo occidentale che pesano ancora oggi sui rapporti tra i due “mondi”. Per lunghi secoli l'impero islamico ha decisamente dominato la scena dal punto di vista culturale e scientifico. Già a partire dall'VII secolo l'islam comincia la sua opera, eminentemente politica, di traduzione di testi fondamentali della scienza e della filosofia greca; testi dai quali poi verranno redatte le traduzioni latine ad uso dell'Occidente.

Dunque un'età dell'oro che si protrae fino all'XI-XII secolo in cui il pensiero greco viene arabizzato e ricompreso all'interno delle maglie della religione islamica. Una superiorità rispetto all'Occidente che si intravede non solo nelle traduzioni, ma anche nella composizione eterogenea delle città, nel livello dei dibattiti teologici e politici che si accendono in città come Damasco e Baghdad. Quando però cessa questa attività culturale il mondo islamico subisce un arresto repentino che l'Occidente sfrutta in occasione dell'invasione napoleonica dell'Egitto quando ad entrambi i “mondi” appare chiaro l'inversione di rotta dell'espansione islamica che neanche un secolo prima era giunta con il suo esercito alle porte di Vienna.


Massimo Cacciari è professore emerito di Estetica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha rivolto la sua attenzione alla crisi dell’idealismo tedesco e dei sistemi dialettici, valorizzando la critica della metafisica occidentale propria di Nietzsche e di Heidegger e seguendo la genealogia del pensiero nichilistico nei classici della mistica tardo-antica, medievale e moderna. Tra le sue opere recenti: Il dolore dell’altro. Una lettura dell’Ecuba di Euripide e del Libro di Giobbe (Caserta 2010); Io sono il Signore Dio tuo (Bologna 2010); Ama il prossimo tuo (con E. Bianchi, Bologna 2011); Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto (Milano 2012); Il potere che frena (Milano 2013); Labirinto filosofico (Milano 2014); Filologia e filosofia (Bologna 2015); Re Lear. Padri, figli, eredi (Caserta 2015). È stato più volte ospite dei confronti di Bose.

L'uomo nell'era della tecnica - Umberto Galimberti

6 novembre 2016

Leggi tutto: L'uomo nell'era della tecnica - Umberto GalimbertiUmberto Galimberti ci ha fornito un quadro della storia dello sviluppo della tecnica dall’antica Grecia fino alla società contemporanea. Nell’ultimo secolo, in particolare, la tecnica ha visto una crescita quantitativamente importante tanto da provocare una trasformazione qualitativa del mondo in cui viviamo. Al giorno d’oggi “i connotati dell’essere umano sono emarginati ad opera della razionalità della tecnica”, razionalità che permea i luoghi della formazione e del lavoro con gli imperativi dell’efficienza e della produttività, a discapito di altre dimensioni umane dell’esistenza quali l’amore, la fragilità, la creatività. Due ambiti sono stati particolarmente toccati dalla trasformazione tecnica: la politica viene privata della possibilità effettiva di decidere scopi e fini e le dinamiche sociali che la sostenevano vengono svuotate per l’estrema settorializzazione delle questioni dibattute; la morale non si può basare sulle intenzioni, ma solo sugli effetti delle azioni, effetti che non sono, tuttavia, prevedibili.


Umberto Galimberti ha insegnato Filosofia della storia presso l’Università “Cà Foscari” di Venezia, è psicoanalista di formazione junghiana. Fissando il proprio sguardo filosofico sui confini tra ragione e follia, nei suoi studi ha indagato con metodo genealogico le nozioni di simbolo, corpo e anima, rendendo visibili le tracce del sacro che persistono nella nostra civiltà dominata dalla tecnica. Tra i suoi libri recenti: Eros e psiche (Milano 2012). I miti del nostro tempo ( Milano 2012); La morte dell'agire e il primato del fare nell'età della tecnica (Milano 2013); La terra senza il male (Milano 2013); Idee: il catalogo è questo (Milano 2013); Il segreto della domanda. Intorno alle cose umane e divine (Milano 2013); Giovane, hai paura?(Venezia 2014); L'usura della terra (Milano 2014). E’ stato in varie occasioni ospite dei confronti.

Catherine Aubin - San Domenico uomo di preghiera e di misericordia

23 ottobre 2016

Leggi tutto: Catherine Aubin - San Domenico uomo di preghiera e di misericordiaPrima ancora che per la sua predicazione, San Domenico era “conosciuto e riconosciuto per la sua preghiera”. Un modo di pregare talmente vivo, ricco di gesti, voce ed emozione, che è stato tramandato fino a noi e riprodotto attraverso una serie di immagini. Catherine Aubin ci ha guidati in un percorso visivo ed esperienziale sui modi di “pregare con il corpo” di Domenico: corpo, sì, ma allo stesso tempo un cammino che è una “pedagogia dell’interiorità” con il fine dell’unificazione spirituale delle diverse dimensioni dell’umano.

E’ così che gesti come l’inchinarsi, il prostrarsi, l’inginocchiarsi, diventano simbolo dell’accoglienza di noi stessi a partire dal nostro limite e contemporaneamente della presenza di Dio in noi; la statura eretta e le braccia alzate ci possono parlare dell’incontro desiderato e vissuto con Cristo; lo stare seduti in ascolto della Parola e il mettersi in cammino verso gli altri per predicare dichiarano l’apertura ad un dono ricevuto e ridonato.


Catherine Aubin è suora domenicana della Congregazione romana di San Domenico. Laureata in psicologia, detiene un dottorato in teologia spirituale. Insegna teologia sacramentale e spirituale alla Pontificia università San Tommaso d’Aquino e all’Istituto di teologia della vita consacrata. Collabora con la Radio Vaticana e fa parte della redazione di Donne chiesa mondo, il mensile dell’Osservatore Romano. Ha appena pubblicato un libro su san Domenico presso le Edizioni Qiqajon: Pregare con il corpo.

Remo Bodei - Amore, memoria, felicità

2 ottobre 2016

Leggi tutto: Remo Bodei - Amore, memoria, felicità“Cosa mantiene unita una comunità? Che cosa permette di mantenere forme di amore e di solidarietà?”. E’ questa la domanda con cui Remo Bodei ha iniziato il suo percorso sulle tracce di Agostino d’Ippona. L’amore, energia che congiunge e ricongiunge, “è come una corda che compone i dissidi”, sana i conflitti esterni e interni, e permette il processo del perdono, sollevandoci dal peso schiacciante del male e consentendoci di ripartire, senza per questo cancellare il ricordo del torto subìto.

La memoria, individuale e collettiva, è stata legata alla percezione di un tempo che secondo Agostino è sempre presente e non scorre come su una linea lasciandosi dietro il passato e “rosicando il futuro”: l’attimo vissuto è percezione, il passato è memoria e il futuro attesa e speranza. La ricerca, dunque, potrà essere condotta dentro noi stessi, nel luogo dove, trovando il proprio essere profondo e “nella compresenza di passato, presente e futuro”, incontriamo anche Dio, “fonte” seppur ancora “ignota”, della nostra felicità.


Remo Bodei è professore di Filosofia presso la University of California a Los Angeles. È uno dei più stimati filosofi contemporanei, ha insegnato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nelle Università di Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del Messico, Berlino. Tra i massimi esperti delle filosofie dell’idealismo classico tedesco e dell’età romantica, si è occupato anche di pensiero utopico e di forme della temporalità nel mondo moderno. Ha inoltre indagato il costituirsi delle filosofie e delle esperienze della soggettività tra mondo moderno e contemporaneo, pervenendo a una riflessione critica sulle forme dell’identità individuale e collettiva. Tra i suoi libri: Ordo amoris (Bologna 1991); Geometria delle passioni (Milano 1991); Il noi diviso (Torino 1998); Destini personali (Milano 2002); Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia (Bologna 2005); Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia (Milano 2008); La vita delle cose (Roma-Bari 2009); Ira. La passione furente (Bologna 2011); Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri (Milano 2013); Generazioni. Età della vita, età delle cose (Roma-Bari 2014); La vita delle cose (Bari-Roma 2014); La filosofia nel Novecento (e oltre) (Milano 2015); Limite (Bologna 2016).

 

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