Messaggio del Cardinal Gianfranco Ravasi presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

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Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

BOSE, 1-3 giugno 2017


Vaticano, 26 maggio 2017
Prot. N. 504/2017

Caro Fratel Enzo,
il Santo Padre Francesco, in un messaggio a me indirizzato in occasione della XXI Solenne Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie lo scorso 6 dicembre, si è soffermato sulla qualità architettonica e urbanistica delle nostre città moderne.

L’invito generale del Papa alla «cura della casa comune» era già espresso nella enciclica Laudato si’, citata nella lettera. Tale appello riguarda evidentemente non solo l’ambiente naturale, ma anche la città, l’ambito che l’uomo si è costruito fin dagli albori della civiltà per trovare in esso sicurezza dai nemici e dalle insidie di una natura percepita come ostile e per costruire con i propri concittadini una convivenza pacifica, florida e felice.

Il Santo Padre è convinto che non bisogna rassegnarsi al fatto che le periferie delle nostre città moderne debbano essere necessariamente degradate, desolate e spersonalizzanti. Fa, perciò, molto affidamento sulla responsabilità e capacità degli architetti di «ricreare, anche nei contesti più degradati e imbruttiti, un senso di bellezza, di dignità, di decoro umano prima che urbano».

In modo esplicito il Santo Padre attribuisce tale compito soprattutto all’architettura sacra. Desidero, al riguardo, rievocare l’intero passo del suo messaggio: «È necessario che gli edifici sacri, a cominciare dalle nuove chiese parrocchiali, soprattutto quelle collocate in contesti periferici e degradati, si propongano, pur nella loro semplicità ed essenzialità, come oasi di bellezza, di pace, di accoglienza, favorendo davvero l’incontro con Dio e la comunione con i fratelli e le sorelle, diventando così anche punto di riferimento per la crescita integrale di tutti gli abitanti, per uno sviluppo armonico e solidale delle comunità».

Facendo mie con molta convinzione le parole del Papa, rivolgo il mio più intenso e partecipe augurio a quanti sono convenuti a questo XV Convegno liturgico internazionale Abitare, Celebrare, Trasformare. Processi partecipativi tra liturgia e architettura. Con questo evento si raggiunge il significativo traguardo dei tre lustri di incontri a Bose dedicati ai temi dell’architettura e dell’arte per il culto e la vita della Chiesa.

È importante, come appare nel programma, che nel Convegno siano ampiamente messi a fuoco i temi dell’interazione fra edificio di culto, tessuto sociale, comunità ecclesiale, ambiente circostante, nella evidente convinzione da parte degli organizzatori che l’architettura abbia come scopo non secondario il perseguimento sia dell’armonia interiore dell’uomo sia di quella esteriore con l’ambiente abitato.

Inoltre, il Convegno cade nel primo anno in cui Lei, caro Fratel Enzo, fondatore del Monastero di Bose, non ricopre più la carica di Priore, ma mantiene giustamente quella di Presidente del Comitato Scientifico del Convegno. A Lei va, allora, il mio fraterno e affettuoso saluto e ringraziamento per la Sua opera, così come al nuovo Priore, Fratel Luciano Manicardi l’augurio di tenere sempre alto il profilo ecclesiale, spirituale e scientifico di questa Comunità che mi è tanto cara.


Gianfranco card. Ravasi
Presidente