Messaggio di Anastasios Arcivescovo di Tirana

XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
MARTIRIO E COMUNIONE
Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le Chiese ortodosse

anastasiosMESSAGGIO DI ANASTASIOS ARCIVESCOVO DI TIRANA, DI DURAZZO  E DI TUTTA L’ALBANIA

Reverendissimo igumeno p. Enzo Bianchi,
Carissimi fratelli in Cristo partecipanti al convegno,

Benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione “ (2Cor  1,3)

Con tutto il cuore bisogna congratularsi con gli ispiratori e gli organizzatori della serie dei Convegni Ecumenici Internazionali per l’attenta esplorazione della spiritualità ortodossa. La scelta del tema “Martirio e Comunione” appare particolarmente felice. Ringraziamo calorosamente per l’invito di partecipazione anche per un rappresentante della Chiesa Ortodossa Autocefala di Albania, la quale sarà rappresentata nella persona di S. E. il vescovo di Bylis, mons. Asti.

1. Quando si considerano i concetti di “martirio”, di martyria (“testimonianza”) e di “martiri” alla luce dei testi biblici, si constata come essi siano in rapporto con la presenza e la potenza dello Spirito santo. L’ultima promessa-comando rivolta da Gesù ai suoi discepoli, secondo la redazione dell’evangelista Luca, dice: “Riceverete la forza dallo Spirito santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). I termini martyres e martyria hanno un duplice significato nel testo originale greco del Nuovo Testamento: a) deposizione di testimonianza riguardo a un fatto specifico; b) suggello di tale testimonianza a prezzo del proprio sangue. La vita della Chiesa per venti secoli è stata una martyria continua con questo doppio significato: annuncio dell’evangelo di Cristo e certificazione di tale testimonianza, spesso, con il sigillo del sangue.

2. Il Martire-testimone per eccellenza è stato Gesù Cristo e sulle sue tracce hanno camminato gli apostoli. La Chiesa è “apostolica” e “martiriale”. Apostolica non solo in virtù del suo insegnamento dogmatico e della sua successione episcopale, ma anche della sua tradizione martirologica. Non si può appartenere alla Chiesa senza partecipare – almeno un po’ – alla passione di Cristo: “Tutti coloro che vogliono vivere secondo pietà in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2Tim 3,12). Tutti noi che seguiamo Cristo dobbiamo, a causa sua, essere pronti a sopportare ogni prova, riprovazione, calunnia, persecuzioni manifeste o nascoste, e perfino il martirio.

3. Il martirio porta a compimento la comunione con Cristo. Il cristiano sa di non essere mai solo. Sa in chi ha riposto la sua speranza. E affronta ogni contrarietà guardando con fede al Signore Risorto (cf. 2Cor 1,4), con la certezza che la Resurrezione non viene dopo la Croce, ma si trova nella croce stessa. Con questa preparazione spirituale le prove più dure sono trasfigurate in occasioni di pazienza, di maturità e di santificazione.

4. Quando il discepolo di Cristo viene condotto al martirio, deve essere libero dall’indignazione e dall’odio contro i suoi persecutori. L’apostolo Paolo evidenzia: “Se anche consegno il mio corpo per essere bruciato, ma non ho amore, a nulla mi giova” (1Cor 13,3). E Giovanni Crisostomo completa: “… l’amore rende discepoli di Cristo anche senza martirio, ma un martirio senza amore non solo non rende discepoli, ma neppure giova in nulla a chi lo sopporta” (PG 50,607).

5. Culmine dell’esperienza dei martiri resta la beatitudine e l’esultanza. Con assoluta chiarezza Gesù ha affermato: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5,10-12). A partire dalla sua lunga personale esperienza, l’apostolo Pietro conferma i credenti: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi!” (1Pt 4,13-14).

Partecipando in spirito a questo convegno straordinariamente interessante sul tema “Martirio e comunione”, mi auguro di cuore che i suoi risultati possano offrire un materiale prezioso sull’essenziale esperienza del martirio e della comunione nel mondo di oggi.