Messaggio di Tikhon Arcivescovo di Washington e Metropolita d’America e del Canada

XXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
IL DONO DELL'OSPITALITÁ
Monastero di Bose, 6-9 settembre 2017
in collaborazione con le Chiese ortodosse

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Tikhon Arcivescovo di Washington e Metropolita d’America e del Canada

Buongiorno,
Eminenze, eminenti padri, sorelle e fratelli in Cristo,

a nome del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa Ortodossa in America, del clero e dei fedeli, desidero ringraziare il fondatore del monastero di Bose, fratel Enzo Bianchi, per l’invito cordiale che mi ha esteso negli ultimi cinque anni in modo costante e gentile per partecipare a questo Convegno Ecumenico sulla Spiritualità Ortodossa. È stata una benedizione ricevere l’ospitalità di fratel Luciano, priore di questa comunità monastica, e di tutti i fratelli e le sorelle che vivono, come loro stessi dicono, al limitare del deserto. Dopo cinque anni di inviti, e dopo l’incoraggiamento dell’Arcivescovo Melkisedek e dell’Arcivescovo Alexander, che sono qui con me e da tempo partecipano a questo evento annuale, ho preso il coraggio di parteciparvi. Mi ci sono voluti cinque anni per venire a Bose. Ho fatto una riflessione sul tema del convegno di quest’anno e mi sono chiesto perché mi ci fosse voluto così tanto per accettare l’ospitalità di questa comunità. Siamo qui sulle soglie, al limitare del deserto, e mi ricordo di abba James, uno dei padri del deserto, che ha detto “è meglio ricevere l’ospitalità che offrirla”. Così come per la maggior parte dei detti dei padri del deserto, è misterioso e paradossale. Come può essere meglio ricevere l’ospitalità che offrirla?

Siamo così caldamente incoraggiati ad ospitare gli stranieri, con l’esempio e le parole di nostro Signore, degli apostoli e di tutti i santi. Forse, come tutti noi pellegrini in questo luogo, ho ricevuto l’insegnamento che la vita cristiana non avesse bisogno soltanto di un compimento esterno ma anche di un cambiamento del cuore, una trasformazione interna. L’offerta di ospitalità qui a Bose è efficace e significativa non tanto per questo atto che viene compiuto ma perché vi è questo invito che deriva da cuori che ricercano l’amore di Dio e quindi ricevere questa ospitalità richiede non soltanto un cenno di apprezzamento o un inchino del cuore ma veramente un cambiamento del cuore con l’amore di Dio e tramite l’azione dello Spirito Santo. E a tal fine è necessario un grande lavoro.

Ora brevemente, per tornare al deserto si dice che abba Poimen andò una volta con alcuni padri a casa di un amico di Cristo che li servì e offrì della carne. Anche se la regola dei monaci non prevede di mangiare la carne, vi è un’altra regola che dice che se viene offerta carne al monaco, il monaco deve umilmente accettarle perché l’ospitalità è più grande della regola del digiuno. Quindi i monaci accettarono la carne offerta, ma Poimen non la mangiò, con grande scandalo di tutti gli altri padri, che gli dissero: “Tu sei Poimeno e ti comporti così?” Ma Poimen rispose: “Perdonatemi. Voi avete mangiato e nessuno ne è rimasto scioccato, ma se l’avessi mangiata io molti fratelli sarebbero rimasti scioccati. Avrebbero detto se Poimen ha mangiato la carne allora perché non dovrei farlo io?” Questo suo discernimento colpì tutti ed è proprio questo discernimento che noi cerchiamo ma fatichiamo a comprendere. Infatti spesso ci aggrappiamo a quanto è sicuro e familiare, come il magistero della chiesa, ma il Signore non dice “rispettate i miei comandamenti così che possiate amarmi, o imparare ad amarmi”, dice “se mi amate rispetterete i miei comandamenti”. L’amore viene prima, in seguito i comandamenti che vengono messi in pratica.

Quindi il discernimento non riguarda i comandamenti da rispettare o no, ma come colmare il mio cuore di Cristo e del suo amore, così che con il Santo Spirito possa avere il giusto discernimento per il cammino da seguire in tutte le circostanze della mia vita. Questo vale per le piccole così come per le grandi cose nella vita. Ieri è stata fatta una domanda sui nemici nel contesto dell’ospitalità. Chi sono i miei nemici? Questa terminologia è ben consona e adeguata al convegno di oggi?

I santi padri ci ricordano il fondamento della vita cristiana. Nella lettera a Timoteo si dice che chi vuole rispettare la vita di Cristo verrà perseguitato. Si dice anche “vi è stato detto ama il prossimo e odia il nemico, ma io vi dico ama il nemico e prega per coloro che ti perseguitano”. Se seguiamo il principio spirituale che soggiace alle azioni di abba James e abba Poimen, allora forse non è importante se i miei nemici sono gli islamisti o i laicisti americani, il partito di opposizione, l’ex-marito o un figlio ribelle, un amico perso o un teologo che sostiene un punto di vista diverso dal mio in una conferenza accademica sulla spiritualità. Se viviamo una vita in Cristo ci sarà la persecuzione, e quando giunge la persecuzione dobbiamo pregare e amare coloro che si perseguitano; un amore che deriva da un unico luogo: un cuore che è imbevuto dell’amore di Cristo. Se mettiamo in pratica questo amore, con l’offerta dell’ospitalità e l’accoglienza dell’ospitalità offerta, ci troveremo in un luogo migliore per imparare ad condividere questo nostro amore anche con i nostri nemici. Quindi se non sono riuscito ad accogliere l’ospitalità di questa settimana posso comunque dire che sono veramente grato a Dio che ha rivelato questa ospitalità e questo amore tramite i fratelli e le sorelle di questa comunità e tutti i partecipanti a questo convegno.

Grazie