Messaggio di Bartholomeos I, Patriarca Ecumenico

XXVI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
DISCERNIMENTO E VITA CRISTIANA
Monastero di Bose, 5-8 settembre 2018
in collaborazione con le Chiese ortodosse

 Sua Santità Il Patriarca Ecumenico BartholomeoMESSAGGIO DI BARTHOLOMEOS I, PATRIARCA ECUMENICO

28 agosto 2018
Al reverendissimo Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose e presidente dei Convegni ecumenici che in essa hanno luogo, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo.

Volentieri indirizziamo il presente saluto patriarcale al XXVI Convegno ecumenico internazionale dal titolo “Discernimento e vita cristiana” che si svolge a Bose dal 5 all’8 settembre del corrente anno.

La “multiforme sapienza di Dio” (Ef 4,10), “il mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo per mezzo di Gesù Cristo, è manifestata per mezzo della chiesa” (cf. Ef 4,9-11) ed è condensata nella sua esistenza benedetta. Il mistero e i misteri della Chiesa sono “le meraviglie” di Dio presenti oggi e nel corso della storia degli uomini. La vita in Cristo è generatrice di Chiesa e indirizza alla Chiesa. In riferimento alla partecipazione ai misteri della Chiesa che costituiscono la vita in Cristo del credente, si comprende l’affermazione di Nicola Cabasilas: “Per conoscere il Cristo abbiamo ricevuto il pensiero, per correre verso di lui il desiderio, e la memoria per portarlo in noi; perché mentre eravamo plasmati era lui l’archetipo” (La vita in Cristo VI,10).

Su questo fondamento anche “il discernimento” appare come un elemento proprio della vita della Chiesa, preziosissimo dono del Dio suo fondatore, fondamentale principio soteriologico e pastorale. Il discernimento è una virtù ecclesiale e nutre e ispira tutte le sue manifestazioni e tutti gli ambiti della testimonianza della Chiesa nel mondo. È inscindibilmente legato alla libertà in Cristo la quale appartiene all’essenza dell’evangelo e si esprime come “fare la verità nell’amore”, come risposta personale all’amore di Dio.

In particolare, nella cura pastorale della Chiesa “discernimento” significa che l’uomo viene prima del sabato. “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27. Questa verità si esprime anche con le parole del Signore: “Vi dico di non opporvi al malvagio” (Mt 5,39); “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha” (Lc 3,11); “Riconciliati con tuo fratello” (Mt 5,24); “Mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6,3). Questa idea viene espressa anche attraverso la parabola del buon samaritano, il quale è indicato quale “prossimo” di colui che è caduto nelle mani dei briganti in opposizione al sacerdote e al levita che passano oltre, presi da altre faccende (cf. Lc 10,29-37). Incarna questa verità anche il discernimento di quei monaci che si recarono in visita ad amma Sarra; quando “essa offrì loro un canestro contenente dei cibi, essilasciarono quelli buoni e mangiarono quelli marci” suscitando l’ammirazione della santa che esclamò: “Siete davvero monaci di Scete” (Detti dei padri, Serie alfabetica, Sarra 8).

Il discernimento è conoscenza dei nostri limiti e della nostra realtà di peccato, la convinzione che la perfezione cristiana è la conversione e una profonda umiltà. “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” (Gv 8,7). Questo spirito si manifesta in modo impareggiabile nella parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso nella quale è condensata la verità della conversione, dell’amore e del perdono, e viene stigmatizzata la durezza di cuore e la mancanza di discernimento nel figlio maggiore (cf. Lc 15,11-32); il suo atteggiamento rinvia all’odierna “dimenticanza della realtà di peccato” e al moralismo dei “puri”.
Oggi si parla molto del carisma del discernimento degli “anziani” e degli “spirituali” nel guidare i loro figli spirituali. In relazione al mistero della santa confessione che tende alla reintegrazione del credente pentito nel corpo di Cristo, facciamo notare che il criterio del ritorno alla Chiesa è l’ammissione sincera “ho peccato” e la confessione davanti al “presbitero della penitenza”, che non ha il compito di giudicare, ma quello di manifestare la filantropia di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). La Chiesa è un “ospedale”, non un “tribunale”. La visione legalistica e moralistica travisa il mistero della confessione e del perdono dei peccati ed è estranea alla tradizione ortodossa.

Tutto questo vale anche per la comprensione e l’applicazione del principio dell’“oikonomia” alla vita della Chiesa. Dal momento che il fondamento e canone della Chiesa e della sua opera salvifica è dato dalla filantropia di Dio e dall’intero mistero della condiscendenza divina, non è lecito considerare il principio dell’oikonomia semplicemente come una norma del diritto canonico, un principio che si applica per evitare la rigidità della legge, occasionalmente, ma va compreso come la manifestazione per eccellenza della vita carismatica della Chiesa, come “koinonia delle relazioni” e come spazio della persona, della libertà e dell’amore. Sotto questo aspetto si spiega anche il fatto che da noi, in accordo con lo spirito dell’oikonomia e del discernimento, casi simili vengono affrontati in modo diverso. Qui si manifesta la Chiesa ortodossa e agisce quale “Chiesa della libertà”. Segue, in questo, l’esempio dei santi i quali scelsero “la parte buona” (Lc 10,42) e diedero una testimonianza piena d’amore per Dio e per gli uomini riguardo alla speranza di tutti noi insieme a un discernimento e una libertà degna di Cristo in ogni cosa “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2), diventando mediante la loro conversione secondo Cristo icone del regno escatologico di Dio.

In questo spirito vediamo che la vita della chiesa si sviluppa come “discernimento”. Il discernimento è richiesto perché possiamo salvare l’autentica tradizione e possiamo dare la bella testimonianza gradita a Cristo nel nostro tempo. Il discernimento presuppone, come è stato indicato dal Santo e grande Sinodo della Chiesa ortodossa (Creta, giugno 2016), l’evangelizzazione del mondo, la missione, che “non deve essere compiuta in modo aggressivo ma nella libertà, nell’amore e nel rispetto dell’identità culturale dei singoli e dei popoli” (Enciclica del Santo e grande Sinodo 6). Richiede discernimento il desiderio di sollecitare il dialogo tra cristiani e il dialogo con le religioni non cristiane come pure l’organizzazione di iniziative comuni e di attività concernenti i grandi problemi contemporanei. Nell’incontrare il mondo contemporaneo, che si fonda sui principi dell’autonomia e dell’autodeterminazione, il discernimento degli spiriti è necessario per riconoscere e valorizzare i segni dei tempi e manifestare, in questo ambito, il contenuto salvifico della libertà in Cristo, quale dono della grazia, senza che vengano respinte complessivamente e a priori le conquiste umane della civiltà odierna. Soltanto con il discernimento si riesce a far risuonare l’appello ai giovani di oggi “alla consapevole e attiva partecipazione alla vita della Chiesa” e a coltivare in loro “l’ardente desiderio” della vita in Cristo (Enciclica del Santo e grande Sinodo 9).

Con tali riflessioni salutiamo questo incontro teologico ecumenico e, augurando agli illustrissimi relatori discussioni costruttive e conclusioni feconde, invochiamo su tutti i partecipanti la luce e la grazia del Paraclito, dello Spirito di sapienza e di intelligenza “che distribuisce i carismi”.


Bartholomeos
Patriarca di Costantinopoli
ardente intercessore presso Dio