Allora… siete pronti?

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Carissimi amici e carissime amiche,

l’anno scorso abbiamo viaggiato insieme per raggiungere gli anziani nel deserto e attingere da loro l’acqua fresca e limpida della loro sapienza, eco pura della Parola ascoltata e incarnata. Quest’anno staremo fermi ma, in un certo senso, viaggeremo ancora. Sarà un viaggio diverso, che ci porterà a incontrare lo straniero che abita in noi, a scoprire paesaggi nuovi, non fuori di noi ma in noi stessi. Sarà un viaggio interiore, per ascoltare il nostro cuore, conoscerlo meglio e così indirizzare le nostre vite su sentieri di pace e libertà, quella pace e quella libertà che possiamo mettere a fondamento delle nostre relazioni solo se le portiamo come radici ben sviluppate in noi.

In questo viaggio non saremo soli, anzi avremo una guida del tutto eccezionale che, attraverso le sue domande ci stimolerà nei passi da fare e ci consolerà anche nella fatica. Sì, perché camminare stanca ma … ne vale la pena!

Allora buon cammino, accompagnati dal vangelo e dalle domande di Gesù che ci interpella, ci scuote e ci guida facendo strada con noi.

Ascoltiamolo con pazienza e disponibilità, con curiosità e simpatia, senza fretta di dare risposte ma anche senza tralasciare le sue domande, a volte scomode nel loro svelare i nostri pensieri doppi o contorti, altre volte spiazzanti nella loro semplicità, o delicate come piccoli passi che abbozzano un approssimarsi, un farsi vicino per cercare la relazione e il dialogo, senza mai imporsi ma anche senza mai sottrarsi.

Gesù ci interpella, ci chiama per nome e ci interroga non per giudicarci ma per farci ritrovare il tesoro che è in noi, per insegnarci a essere attenti a ciò che viviamo e a ciò che abita i nostri cuori.

Le sue domande sono sempre porte aperte che ci allenano nell’arte dell’ascoltarci e dell’ascoltare, del dire e del dirci, dell’interrogare e del rispondere, per poter cresce insieme, tra di noi e noi con Lui, uscendo dalle nostre solitudini per far crescere la luce e così festeggiare insieme il mattino.

“Il dialogo non si improvvisa.
Dobbiamo provocarlo e poi accettare, insieme,
di proseguirlo.
Aprire la propria solitudine a quella dell’altro,
come si apre un libro; chiarore contro chiarore
per festeggiare il mattino.”

(Edmond Jabès “Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato”)