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Resurrezione: l'immagine di Dio in noi

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Dio, nel suo amore, ha sempre avuto un unico progetto per l’uomo, un progetto di vita beata. Creandolo a sua immagine, lo destinava all’immortalità, cioè alla partecipazione della sua vita eterna: così l’avevano compreso i padri della chiesa.

Tuttavia, nato dalla terra, l’uomo era sottomesso alla morte che assoggetta tutto ciò che comincia a essere; egli non poteva entrare in Dio se non a condizione di rinascere dall’alto (cf. Gv 3,3), se l’accettava liberamente. Come ci ha creati tutti in Cristo, per mezzo di lui e in vista di lui (cf. Col 1,16), così Dio ha deciso da sempre di strapparci alla morte e di aprirci un accesso fino a lui attraverso la resurrezione di Cristo, di cui aveva previsto che la perfetta obbedienza al suo disegno di amore avrebbe effuso la sua grazia sulla moltitudine degli uomini (cf. Rm 5,15.19).

La resurrezione di Cristo dispiega dunque la sua potenza di liberazione dalla morte nella storia umana fin dal suo inizio; essa è inserita nell’immagine di Dio che noi portiamo come una chiamata, una promessa, un pegno, una grazia, un dinamismo che apre lo spirito dell’uomo su un’alterità assoluta, che orienta le sue scelte di vita verso una trascendenza infinita, che sollecita la sua libertà nel senso del disegno creatore. Nell’Antico Testamento, creazione e salvezza o liberazione sono nozioni equivalenti, così come Dio è chiamato indifferentemente creatore e salvatore o liberatore; l’atto creatore si dispiega in storia di salvezza come per una creazione continua che strappa incessantemente l’uomo alla morte, gli assegna un destino da compiere e nel contempo gli procura un aiuto per realizzarlo.

In questa prospettiva che fa convergere i due Testamenti l’uno verso l’altro, la salvezza è vista come una storia d’insieme, un’opera globale: è la vittoria della vita sulla morte, che è il senso della creazione; è la riuscita del disegno divino relativo all’umanità in quanto totalità, che Paolo enuncia in termini di “pienezza” raccolta e unificata in Cristo e di “riconciliazione” fatta in lui e per mezzo di lui (cf. Col 1,19-20) … Così il disegno del Dio insieme creatore e redentore, padre comune degli uomini, ha racchiuso questa solidarietà in uno solo, nell’evento indivisibile dell’uomo Gesù, la cui resurrezione lotta vittoriosamente contro il peccato fin dall’origine dei tempi e la cui morte rigenera il mondo fino alla fine dei tempi. La fede che associa morte e resurrezione all’atto creatore restituisce fiducia nella salvezza del mondo.

Il peccato è ogni sottrarsi o resistere al disegno di Dio, è tutto ciò che deteriora e divide l’immagine di Dio che tutti noi portiamo in modo solidale, e poiché questo disegno è il nostro bene e la nostra felicità, e questa immagine è la nostra dignità e la nostra unità, Dio si ritiene offeso da tutto ciò che attenta al bene e alla felicità degli altri, alla dignità e all’unità dell’umanità. Noi non avremmo il potere di offendere Dio se egli non avesse la debolezza di amarci; il peccato è la rottura della solidarietà tra coloro che Dio ama di un unico e medesimo amore. Ecco perché l’evangelo erige l’amore del prossimo all’altezza dell’amore di Dio (cf. Mt 22,39) e mostra nel perdono delle offese e nell’amore anche nei confronti di coloro che ci fanno del male la conformità suprema al comportamento di Dio creatore verso le sue creature, che egli ritiene tutte ugualmente suoi figli

Gesù ha voluto essere interamente solidale con gli uomini, nulla ha rigettato della loro condizione comune né dell’eredità della storia; anzi ha portato la maledizione di coloro che sono rigettati dai loro fratelli, ha accettato che l’amore di Dio per tutti, anche peccatori, si manifestasse in lui a prezzo della morte. Chiedendo al Padre di perdonare l’accecamento di coloro che lo mettevano a morte (cf. Lc 23,34), egli dilatava il perdono di Dio alla moltitudine degli uomini la cui vita contraddice il progetto di Dio, che essi non conoscono o non comprendono. Grazie a questa perfetta solidarietà di Cristo con noi in una totale obbedienza al Padre, i legami della storia si raccordavano in lui, dal passato al futuro, per rigenerare l’umanità intera.

Joseph Moingt, Gesù è risorto!