Il cristianesimo è la religione della libertà

Il cristianesimo è la religione della libertà. Se Cristo ha rifiutato di mutare le pietre in pane, se ha rifiutato di scendere dalla croce, fu per stabilire in modo definitivo la nostra libertà. La libertà è l’essenza del messaggio evangelico. La fede non soltanto ci libera – dalla paura, dalla morte, dalle potenze e dai potenti del mondo – ma è l’atto supremo della libertà. Io vado al Cristo perché lo amo. Niente mi ci obbliga, se non la testimonianza del suo amore. E l’amore non obbliga, l’amore affranca.
Ecco perché la vita della chiesa dovrebbe basarsi interamente sull’amore e sulla libertà. La chiesa non ha da essere un’autorità che permette o che vieta, la chiesa deve generare uomini liberi, capaci di realizzare pienamente la loro vita nella luce dello spirito.
E la libertà è necessaria ovunque.


La presenza dei cristiani nel mondo – cittadini leali, ma pronti a testimoniare anche col sangue che lo stato non è Dio e che il Dio vivente ha una relazione personale con ogni anima – questa presenza fonda e rinnova la genuina libertà dello spirito.
Nulla è prezioso per i cittadini quanto la libertà di pensiero e di espressione. Ma non la si può esercitare in modo legittimo che rispettando quella degli altri, cioè tentando di liberarsi dai propri pregiudizi, dalle proprie passioni...

Senza libertà, senza passare attraverso l’esperienza della libertà, non riusciremo a costruire niente. Nel pensiero dei pensatori cristiani dei primi secoli, che commentano il Vangelo in modo ispirato, la libertà e la responsabilità definiscono la persona umana. Il nostro contributo alla libertà non deve consistere in limitazioni esteriori, ma in una sostanza positiva. In questo caso, l’esperienza dell’amore vero. Tutto il resto sarà spazzato via dalla storia (Atenagora, Chiesa ortodossa e futuro ecumenico. Dialoghi con Olivier Clément, Morcelliana, Brescia 1995, pp. 285-286.289)!