La solitudine che conta

La parola solitudine può ingannare. Essa suggerisce l'idea di starsene da soli, in un luogo isolato. Se pensiamo ai solitari, la nostra mente evoca facilmente immagini di monaci e di eremiti,, appartati in siti remoti, lontani dal frastuono di un mondo indaffarato. Infatti, le parole «solitudine» e «solitario» traggono origine dalla parola latina «solus», che significa «senza nessuno».. Nel corso dei tempi molte donne e molti uomini, desiderosi di vivere un'esistenza spirituale, si ritirarono in luoghi remoti - deserti, montagne o fitte foreste - per vivere un'esistenza da reclusi.
Probabilmente è difficile, se non impossibile, trasferirci dalla isolamento alla solitudine senza in qualche modo ritirarci da un mondo che ci distrae, ed è comprensibile che chi cerca di ampliare la propria vita spirituale sia attratto da luoghi o da condizioni di vita dove si possa essere soli con se stessi, a volte in via temporanea, a volte in via più o meno definitiva. Ma in realtà la solitudine che conta è quella del cuore: si tratta di una qualità o di un atteggiamento interiore che non dipendono dall'isolamento fisico.

H.J.M. Nouwen, Viaggio spirituale per l’uomo contemporaneo, Queriniana, Brescia 2004.