Prestare orecchio alle domande

Con una lenta conversione dell'isolamento in solitudine si crea quello spazio prezioso in cui si può udire la voce che parla della nostra necessità intima, cioè della nostra vocazione. Se le domande, i problemi,gli interessi non sono esaminati e non maturano in solitudine, non è realistico aspettarsi risposte che siano proprio nostre. Quante persone possono reclamare come proprie le loro idee, le loro opinioni, i loro punti di vista? Non di rado il conversare intellettuale si riduce alla capacità di citare la fonte autorevole giusta al momento giusto. Anche gli interessi più personali, come quello sul significato della vita e della morte possono cadere in preda alla moda del giorno. Spesso si cercano febbrilmente delle risposte errando da porta a porta, da libro a libro, da scuola a scuola, senza avere ascoltato le domande con la dovuta attenzione. Rilke dice così al giovane poeta:


«Ti prego per quanto è possibile... sii paziente verso tutto ciò che è insoluto nel tuo cuore e prova ad amare le domande per se stesse... Non cercare ora risposte che non possono esserti date perché non saresti in grado di viverle. E il punto è che dobbiamo vivere ogni cosa. Vivi le domande adesso. Può darsi allora che poco a poco, senza accorgertene, un giorno lontano tu possa vivere la risposta... accetta tutto ciò che viene con grande fiducia e se appena viene dalla tua volontà, da qualche necessità del tuo intimo io, prendila su di te e non odiare nulla»

(R.M. RILKE, Lettres to a Young Poet, (New York: Norton, 1954), pp. 18-19 [trad. it.., Lettere al giovane poeta, Argalia, 1962].

Si tratta di un compito difficile, perché nel nostro mondo noi veniamo continuamente strappati al nostro intimo io e spinti a cercare le risposte invece di prestare orecchio alle domande.

H.J.M. Nouwen, Viaggio spirituale per l’uomo contemporaneo, Queriniana, Brescia 2004