La solitudine è il crogiolo dell'amore

Al contrario dell'isolamento, la solitudine contraddistingue il momento della rivelazione di un essere a se stesso. Il solitario non è né disperso nel mondo, né isolato in se stesso. Non solo la solitudine si oppone all'isolamento, ma acquista un senso ulteriore: diventa uno dei segni distintivi dell'amore; forse, ne è il solo. Non c'è amore senza il doloroso apprendistato della solitudine, ma è possibile una pseudo-solitudine senza amore, quella dell'isolamento. Scrive Simone Weil: “Non lasciarti imprigionare da nessun affetto. Preserva la tua solitudine. Il giorno, se mai esso verrà, in cui ti fosse dato un vero affetto, non ci sarebbe opposizione fra la solitudine intima e l'amicizia; anzi, tu potrai riconoscerla proprio a quel segno infallibile”.
La solitudine è il crogiolo dell'amore. E la prova per la quale passano, a livelli diversi, lo sposo, l'amico. Essa non è sterile ripiegamento, ma realizzazione della costante novità del desiderio: desiderio dell'altro, desiderio di aprire all'altro quella parte di noi stessi che sfugge al nostro stesso sguardo, a quest'altro che ci è più intimo di noi stessi. Essa è fedeltà al desiderio unico la cui realizzazione non è possibile che nell'invincibile speranza che ne costituisce la forza e che, di supplica in supplica, ci conduce al cuore invisibile del mondo: Dio.