Il significato della parola “servizio”

La parola “servizio” è una delle più abusate, e spesso è usata per dire proprio il contrario di ciò che essa significa e di ciò che vuole e deve essere.
Nella nostra cultura il termine servo è ormai logoro e disprezzato, non piace, perché servire è considerato umiliante e perché si è fatta molta retorica in proposito, si sa che nel nostro modo di parlare questa espressione risulta essere un vocabolo degradante, mortificante, offensivo, guai a rivolgersi a qualcuno chiamandolo “servo” o “schiavo”, eppure è una parola anzi è un modo di comportarsi molto comune e per niente umiliante.
Basti pensare, per esempio, al ruolo che ricoprono in famiglia le nostre mamme; chi è che si mette seduto per ultima alla tavola dopo aver “servito” tutti? Sicuramente la mamma umile serva della famiglia, ma è lei che nello stesso tempo è la persona più importante del nucleo famigliare, il punto di riferimento, il faro.
Forse allora il termine servo può essere una delle parole più belle, che va riscattata alla luce del Vangelo e della parola di Dio, è una parola che ha una grande dignità e ricopre un importanza fondamentale per la vita cristiana secondo l’esempio e l’insegnamento del Signore. Il servizio è una maniera diversa e provocatoria nei confronti del modo abituale di pensare, di considerare se stessi e di vivere il rapporto con gli altri e addirittura con Dio.


La parola Servizio , viene da servitium, opera del servo, dello schiavo; è un atto di obbedienza, una risposta a un imperium, a un comando del signore - padrone.
Ma stando a questa prima definizione capiamo subito che c’è qualcosa che non va, Gesù ci ha parlato di servizio, di amore, Lui stesso si è fatto servo, ma dall’analisi del significato della parola servizio emerge qualcosa di diverso, di strano: il servo è colui che dipende da un Signore-Padrone, che obbedisce ad un comando, insomma ne è il suo schiavo.
Per capire meglio dobbiamo necessariamente fare dei passi indietro e tornare ai popoli antichi dove la figura del servo era molto diffusa, (forse proprio per questo Gesù usa questa parola) anzi potremmo addirittura affermare che la potenza di molti regni ed imperi è stata possibile proprio grazie ai servi e agli schiavi.

La consuetudine di avere persone al proprio servizio risale a molti secoli fa, ed era considerata da quasi tutte le civiltà un elemento essenziale al sistema economico e sociale. Nel mondo antico gli schiavi venivano impiegati come aiuto domestico nelle costruzioni e nell’agricoltura, nell’antico Egitto venivano impiegati soprattutto per costruire palazzi e monumenti. In Grecia gli stessi filosofi, tranne Aristotele, consideravano la servitù un servizio dovuto alla loro superiorità razziale e, nell’antica Roma, le continue conquiste ed espansioni resero necessario un imponente numero di schiavi che venivano reclutati durante le guerre, addirittura intorno al I° secolo A.C. oltre un terzo della popolazione romana era composta da schiavi e da servi.
Secondo la legge non godevano di alcun diritto, nè avevano uno status sociale, il padrone ne aveva diritto di vita e di morte; i servi potevano essere venduti o dati in prestito.
Il servo, quindi, nell’antichità era colui che era privo della propria libertà, era soggetto ad altri, e dipendeva in tutto e per tutto da altri; era insomma uno schiavo termine, che indicava chi svolgeva servizi.
Ma se allora essere servo significa tutto questo perché Gesù si definisce in questo modo? Perché ci invita a seguire il suo esempio di farsi “il servo di tutti”?


Esiste sicuramente un passaggio tra l’essere servo nella definizione antica e l’essere servo secondo le indicazioni date da Gesù: e cioè nell’ottica cristiana chi si fa servo è colui che per amore risponde ad una chiamata, ad una missione; non è altro insomma che rispondere all’eterna vocazione che Dio fin dal principio ha dato all’uomo.
In Genesi 2,8 si dice che Dio creò un "giardino": tutta la terra era un immenso giardino. Poi «il Signore prese l'uomo e lo pose nel giardino affinché lo coltivasse e lo custodisse» (Genesi 2,15). In questo versetto ci sono alcuni verbi che esprimono una ricca teologia del significato del servizio per esempio il termine:

Coltivare in ebraico si dice abad, che letteralmente significa "servire". Adamo ha ricevuto in dono il giardino con la finalità di servirlo. Abad indica il servizio alla terra e viene tradotto anche con il verbo "lavorare":servendo - lavorando la terra, Adamo serve Dio che gli ha donato il giardino. Ogni uomo è chiamato a lavorare la sua parte di giardino: è questo il suo servizio, la sua liturgia; si è servi perché chiamati, si è servi perché graziati, si è servi per libera offerta, si è servi per amore, si è servi perché Gesù Cristo, il Signore, è servo.

Gesù è servo per nascita, il cristiano è servo per il battesimo, più che un atto, per il cristiano il servizio è una situazione di disponibilità permanente. Il servizio richiede attenzione continua al Signore, ascolto della sua parola-volontà, senza nessuna pretesa di ricompensa, di premio. Il servizio presuppone cioè un invito, un appello di Dio a una funzione, a un incarico, dire si liberamente (scelta) a questa chiamata dà inizio al servizio, che è una missione, un dono di Dio.
Se uno, pertanto, vuole essere discepolo di Cristo deve riprodurre l’esempio di Gesù, diventando come Lui “servo”. Nel pensiero di Gesù il servizio definisce l’identità della sua missione: è nel servizio che si rivela il volto autentico di Dio, che esce da se stesso, va in cerca dell’uomo e lo salva amandolo.

“Il servizio cristiano”, IV Assemblea Nazionale ALAM - Collevalenza 2005