Un invito al silenzio

La marcia è un percorso attraverso il silenzio, allietato dalle sonorità dell’ambiente; è difficile immaginare a quali temibili distrazioni andrebbe incontro chi si mettesse a passeggiare lungo lo svincolo di un’autostrada. Chi va a piedi prende per i campi proprio per sfuggire al rumore delle auto o al martellamento delle autoradio. È teso a percepire i suoni dell’universo … Il silenzio è una modalità del sentire, un sentimento che afferra l’individuo. … Il silenzio suona come la firma di un luogo, sostanza quasi tangibile la cui presenza riempie lo spazio e s’impone costantemente all’attenzione … Non è la scomparsa dei suoni che fa il silenzio, ma la qualità dell’ascolto, il leggero pulsare della vita che anima lo spazio … Il mondo risuona senza sosta degli strumenti della tecnica, il cui uso accompagna la vita personale e collettiva. La modernità è l’avvento del rumore: dovunque c’è sempre un telefonino che suona. L’unico silenzio che le nostre società conoscono è quello, provvisorio, dell’avaria, della crisi della macchina, dell’arresto della trasmissione. È una pausa della tecnicità piuttosto che l’emergere di un’interiorità … Alleato alla bellezza di un paesaggio, il silenzio è una strada che conduce a se stessi. Un momento di sospensione del tempo in cui si apre un passaggio che concede all’uomo la possibilità di ritrovare il suo posto, di raggiungere la pace … La punteggiatura del silenzio gustato in diversi momenti dell’esistenza mediante il ricorso alla campagna o al monastero, al deserto o alla foresta, o semplicemente al giardino, al parco, appare un ritorno alla sorgente, un tempo di riposo prima di ritrovare il rumore, inteso nel senso sia letterale sia figurato di un’immersione nella civiltà urbana. Il silenzio produce allora un’acuta sensazione di esistere. Segna un denudamento che permette di fare il punto, di raccogliere le idee, di ritrovare un’unità interiore, di risolversi a una decisione difficile. Il silenzio sfronda la persona e la rende di nuovo disponibile, debella il caos nel quale si dibatte (David Le Breton, Il mondo a piedi. Elogio della marcia, Feltrinelli, Milano 2001).