Etty Hillesum

ETTY HILLESUM (1914 – 1943)
ETTY HILLESUM (1914 – 1943)

Nata il 15 gennaio 1914 a Middelburg (Paesi Bassi). Suo padre è professore, poi direttore del liceo, sua madre, di origine russa, è scappata dal progrom; dei suoi due fratelli uno diverrà medico, l’altro Mischa, sarà un pianista geniale. Etty, studentessa molto dotata, intraprende gli studi di diritto e psicologia ad Amsterdam nel 1932. Nel 1940 l’occupazione dei Paesi Bassi da parte dei nazisti determina il destino dei centoquarantamila ebrei del paese. Etty non si rassegna alle umiliazioni quotidiane che l’occupante infligge a un’intera popolazione: divieto d’usare i mezzi pubblici, di frequentare i parchi, i negozi di verdura fresca “a salvaguardia della salute degli ariani”, e via dicendo.
Scrive nel Diario: “Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose. Si deve insegnarlo agli ebrei... Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati, oppressi, col nostro odio e la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così.


E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sè: e lavorare ‘a se stessi’ non è proprio una forma d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di trasformarlo in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo -. È l’unica soluzione possibile... Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra”.
È in questo tempo che incontra Julius Spier, che diverrà suo analista. Ne diverrà in seguito assistente, amante e compagna intelelttuale. È lo stesso Spier a iniziare alla Bibbia la giovane ebrea, fino ad allora del tutto ignorante riguardo al libro che aveva modellato l’identità storica e prirituale dei suoi avi. Etty aveva accolto quet’iniziazione con sollecitudine. Si rendeva conto che si trattava ben altro che di impressioni puramente letterarie.
Nel 1941 inizia a scivere un Diario nel quale traccia il suo itinerario spirituale percorso dall’8 marzo 1941 al 7 settembre 1943, data della sua deportazione ad Auschwitz.


I suoi amici comunisti e trotzkisti erano entrati nella resistenza. Preoccupati per il futuro di Etty le avevano offerto a più riprese un rifugio nella clandestinità, ma aveva sempre rifiutato. Etty si era resa conto che l’immensa maggioranza degli ebrei destinata alla deportazione era di condizioni modeste e che molti erano autentici poveri. Aveva allora sollecitato un impiego presso il Consiglio ebraico di Amsterdam che, dopo qualche tempo, l’aveva inviata al campo di transito di Westerbork per assumervi un servzio “d’aiuto sociale presso la popolazione in transito”. Leggiamo nell’ultima pagina del suo Diario in data 12 ottobre 1942: “ Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l’ho distribuito agli uomini... Erano così affamati, e da tanto tempo”.
Il 7 settembre del 1943 Etty parte, insieme a tutta la sua famiglia, su un convoglio destinato ad Auschwitz dove morirà, secondo un comunicato dell Croce Rossa, due mesi e mezzo più tardi, il 30 novembre 1943.
Il suo Diario, contrariamente a quello dell’adolescente Anna Frank, non fu pubblicato che nel 1981, solo in parte, dopo un seppellimento durato quaranta anni, prima in neerlandese, poi in una decina di lingue. Percorrendo il volume, ciò che di primo acchito colpisce, è quanto questo testo, redatto mezzo secolo fa, sia ancora attuale. Attuale in quanto ci immerge nel cuore dei nostri interrogativi contemporanei sulla dimensione tragica degli eventi che hanno così profondamente segnato la storia dei popoli europei del XX secolo.

- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, a cura di J.G. Gaarlandt, Adelphi, Milano, 1985