Una mancanza per una mancanza
24 febbraio 2023
Dal Vangelo secondo Luca- Lc 5,33-35 (Lezionario di Bose)
In quel tempo 33dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno»
“Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l'uomo si mortifica?”
Isaia 58,3b-5a
Le parole di Gesù di oggi sono all’interno di un discorso più ampio che lo inserisce tra l’affermazione di essere venuto per i peccatori affinché si convertano (v. 32) e la novità del tessuto e del vino (v. 36 e seguenti).
Loro…invece i tuoi. Gli interlocutori di Gesù pongono subito la questione in termini di paragone. I discepoli di Giovanni digiunano, i suoi discepoli no. Conseguenza logica di questa affermazione: i discepoli di Giovanni sono più pii, i tuoi no. Da qui un'altra affermazione implicita: che maestro è questo che non insegna ai suoi discepoli le pratiche del pio credente? Come fa ad affermare di essere un rabbi?
Il senso profondo. Gesù con le sue parole vuole riportare la questione sul digiuno nella giusta direzione. Qual è il fine del digiuno? Perché si digiuna? Per la conversione (metanoia v.32); tutto il resto non è necessario. Se lo si fa per essere visti dagli altri, il riconoscimento è già la loro ricompensa (cf. Mt 6,16). Una ricompensa molto magra perchè resta in superficie, non arriva nel profondo, non permette la conversione.
Il digiuno è una scelta volontaria. Ci si priva del cibo per ricordarsi che non si vive di solo pane (cf. Lc 4,4). Una scelta che può fare chi ha del cibo al quale rinunciare. Una scelta che va fatta anche per ricordare tutti coloro che non possono scegliere, perchè non hanno nulla da mangiare (cf. Is 58,6-7). Non un precetto da eseguire, ma il richiamo ad un amore fraterno da riallacciare.
Il luogo profondo. Oltre al senso c'è anche un luogo che Gesù indica per far fruttificare il digiuno che si sceglie. Gesù chiama i suoi discepoli figli della camera nuziale (hyios tou nymphonos), sono coloro che accedono alla camera più interna della casa, quella dell’affetto coniugale. Il digiuno serve per tenere viva questa relazione intima, personale con il Signore. Un luogo accessibile solo al discepolo, quindi nessuna ostentazione di tristezza, anzi, bisogna rallegrarsi perché si sta facendo un passo verso la propria continua conversione. Nei Testamenti dei XII patriarchi, un testo Giudaico del II sec. a. C. a Giuseppe vengono attribuite queste parole: “Quelli che digiunano per amore di Dio ricevono bellezza d’aspetto”.
La gioia profonda. I discepoli non possono che essere gioiosi, Gesù è con loro, perché digiunare? Ma verrà il momento in cui Gesù non sarà più con loro, il momento dell’attesa, il momento della conversione, allora digiuneranno. Dovranno fare memoria di quella gioia poiché è lì, in quella profondità che dovranno attingere il loro atteggiamento, non dovranno assumere un volto triste per essere biasimati, ma gioire, perché la loro conversione è vicina.
L’augurio per ogni discepolo che digiuna per la conversione è nelle parole del profeta Isaia che dopo aver ammonito l’ascoltatore sul senso vero del digiuno dice: “Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto” (Is 58,8a).
fratel Elia