La legge nel cuore è sale e luce

Foto di Guillaume Bleyer su Unsplash
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1 marzo 2023

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,13-19 (Lezionario di Bose)

In quel tempo1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.


Gesù non è venuto a dissolvere - abrogare - annullare la Legge, i profeti e altresì la voce delle religioni e della coscienza nel loro orientare a una vita buona e giusta, e neppure a spegnere la nostalgia di infinito che dimora nel profondo di ogni creatura umana. No, Gesù è venuto a portare a compimento. Un compito di cui Gesù è lucidamente consapevole, una missione che Gesù vive come adesione alla volontà di Colui che lo ha inviato. Ove “dare pieno compimento” include due significati sottesi al verbo “compiere”: riempire una misura-realizzare una misura. 

Nella prima accezione Gesù conduce Legge e profeti, benedizione di Dio, alla loro perfezione contenutistica, di cui sono esemplificazione il Discorso della montagna e la Croce, ove la giustizia di Dio raggiunge il suo culmine, il suo splendore. Nella seconda accezione compiere equivale a realizzare, a mettere in pratica. Gesù vive ciò che dice: l’interprete ultimo dello “Sta scritto” ne è l’esecutore perfetto. 

Pertanto tutta la Legge, i profeti e le parole di Dio diffuse nel mondo sono in lui riassunte, condotte al loro vertice e vissute in maniera unica. Ai cercatori di un senso alto dato al vivere e al morire, saporoso e luminoso, è data una buona notizia: sotto il sole vi è stato un Tu di nome Gesù che ha vissuto da “risvegliato”, da conoscitore-esecutore della volontà di Dio suo Padre fino a includere nel suo atto e orizzonte di amore l’ingiusto che lo feriva a morte. 

Non vi è senso più alto dato al vivere che l’amare e il morire così, riflessi di Dio amore: “Perfetti come è perfetto il Padre vostro” (Mt 5,48), “il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi come sui buoni” (Mt 5,45). Gesù è la personificazione adempiuta della “giustizia superiore” (Mt 5,20), in cui ci è dato cogliere senza equivoci il che cosa è giusto secondo Dio suo Padre, il risveglio della coscienza a saperci sulle orme del Cristo venuti dall’alto per un esserci, ripetiamo, a misura di un alto discorso pronunciato sull’alto di un monte e ad altezza di Croce, convertire le ferite ingiustamente indotte in feritoie equivalenti a porte aperte a chi colpisce. 

Lasciare spazio in sé e tra di noi al Risorto e alla sua Legge equivale a guarigione delle proprie profondità, il cuore incondizionatamente amato e amante raccontato da un corpo di affezione, equivale a divenire “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5,13-14). E trova risposta il come abitare la terra da parte del discepolo, non da estraneo al mondo né da omologato, ma secondo la giustizia ricevuta, il Vangelo norma normante, la Legge scritta nel cuore. Un compito bellissimo a gioia di Dio e a edificazione umana, da svolgersi in libertà e leggerezza: nulla abbiamo da imporre e nulla da difendere, semplicemente ci è chiesto di divenire luogo attraverso cui Dio nel Figlio continua a salare e illuminare il cammino dell’uomo. Nell’attenzione, ci ricorda Gesù, che il rischio di cadere nell’insipido e nell’opaco è accovacciato alla porta del cuore di ciascuno. Occorre saperlo per risvegliare quotidianamente la coscienza alla domanda: “Che ci faccio qui?”. Venuto per non privare, oggi, la terra di una manciata di sapienza che illumina, quella del Cristo e del suo Vangelo. 

fratel Giancarlo


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