Nel cuore di Dio
7 marzo 2023
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,19-23 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse alle folle :
22La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; 23ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Tesoro e sguardo. Ma lo sguardo è anzitutto quello di Dio su ciascuno di noi, sguardo che ci ricorda che siamo preziosi ai suoi occhi, che siamo creature volute, amate, circondate dall’amore misericordioso del Padre che è nei cieli. “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato” (Is 49,15-16).
“Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Oserei dire che queste parole ci parlano innanzitutto del tesoro e del cuore di Dio; noi siamo tesoro prezioso per lui, il suo cuore si apre ad accoglierci, è ostinato nel volerci bene nonostante i nostri smarrimenti, le nostre infedeltà. Gesù è la misericordia di Dio discesa dai cieli su questa nostra terra, “misericordia”, cioè cuore rivolto verso i miseri. “Deus meus, misericordia mea” (Sal 58,18 nella Vulgata). Chiunque riconosce la sua “miseria”, la sua condizione di creatura segnata da limiti, incapace di salvarsi da sé, incontra il cuore di Dio.
E allora possiamo fare nostre le parole del salmo 130 (131): “Signore, il mio cuore non si esalta, i miei occhi non guardano troppo in alto, non vado in cerca di cose grandi, di grandi azioni al di là delle mie forze. No, io raffreno il mio cuore nella quiete e nel silenzio, come un bambino svezzato in braccio a sua madre in me è tranquillo il mio cuore”. Era il salmo più amato da papa Giovanni XXIII.
“Se il tuo occhio è cattivo”: Matteo ci mostra un uomo dall’occhio cattivo nella parabola degli operai mandati nella vigna (Mt 20,1-16). Cattivo è l’occhio di quell’uomo che reagisce male alla generosità del padrone nel distribuire i suoi beni, non si accontenta di ciò che gli viene dato, è geloso e invidioso del dono fatto ad altri e non capisce la misericordia del padrone. Vuole di più e solo per sé. E in questo modo non riesce a godere di quello che gli viene dato, è triste come l’uomo ricco di Matteo 19,21 che non ha il coraggio di lasciare i suoi beni e condividerli con i poveri e non mette nei cieli il suo tesoro. Il cuore va là dove noi lo mettiamo. La parola “credere” viene da due radici indoeuropee chrad e dha, che significano “cuore” e “mettere”.
Perché certe cose diventano per noi un tesoro? Dipende dal nostro sguardo, da come le guardiamo; dipende dal nostro cuore: dove l’abbiamo messo? Chi ha un occhio semplice vivrà nella luce cantando la misericordia di Dio: Misericordias Domini in aeternum cantabo (Sal 88,2 nella Vulgata), “in eterno canterò la misericordia del Signore”, un canto che trasforma la vita in dono per chiunque si incontra sul proprio cammino.
L’antica sequenza della messa di Pentecoste invoca: “Vieni, padre dei poveri, vieni elargitore di doni, vieni luce dei cuori … O luce beatissima, riempi l’intimo del cuore dei tuoi fedeli!”. Lo Spirito santo consolatore viene nel nostro cuore e lo fa abitare nel cuore di Dio fino a nascondere la nostra vita con Cristo in Dio (cf. Col 3,3). Allora “tutto il tuo corpo sarà luminoso” (Mt 6,22).
sorella Lisa